di Francesco Oliva
Una talpa in Procura al soldo del clan Montedoro? Il suo nome compare nel decreto di fermo disposto dai sostituti procuratori Guglielmo Cataldi e Massimiliano Carducci. L’accusa è pesante e irrobustisce gli elementi raccolti dagli inquirenti: favoreggiamento aggravato dall’aver agevolato l’associazione mafiosa.
L’identità del dipendente “inciampa” nelle intercettazioni raccolte dai carabinieri del Nucleo Investigativo nell’ambito dell’inchiesta “Diarchia” sfociata con l’emissione di 14 fermi nei confronti di altrettanti presunti affiliati al clan capeggiato da Tommaso Montedoro. Alcuni scampoli di intercettazioni farebbero emergere le presunte responsabilità contestate al dipendente “infedele”.
In questi mesi l’insospettabile informatore sarebbe stato contattato da Marco Petracca (uno degli indagati) per acquisire notizie su eventuali indagini avviate sull’organizzazione capeggiata da Montedoro e per ottenere favori mediante il posticipo dell’emissione di provvedimenti giudiziari. I carabinieri hanno anche intercettato un incontro tra il dipendente e Montedoro al suo arrivo in Tribunale l’8 marzo scorso. La talpa avrebbe anche fatto altro. Avrebbe telefonato, annotano gli inquirenti, al suo amico Giuseppe Corrado (altro indagato) per facilitare un incontro a conclusione dell’udienza in una stazione di servizio di Corigliano. Non sarebbero stati episodi isolati. Gli inquirenti hanno raccolto altre conversazioni ritenute scomode per il dipendente.
E’ Il 15 maggio, appena due settimane fa. Montedoro utilizza l’utenza di una sua amica. Si rivolge proprio a Marco Petracca affinchè contatti il dipendente (chiamato Frankie) per ritardare l’emissione di una misura di prevenzione o più probabilmente una misura alternativa alla detenzione che sarebbe stata applicata a breve nei confronti di una persona incaricata di gestire gli affari per conto di Montedoro.
Tre giorni dopo i nomi dei presunti affiliati con quello del dipendente si incrociano nuovamente. Il presunto capo clan, insospettito, chiede informazioni su eventuali indagini nei suoi confronti. Petracca, ricostruiscono gli inquirenti, si attiva prontamente rassicurando una persona vicina a Montedoro: «Adesso provo a sentire Frankie». Dopo circa venti minuti Petracca rassicura l’interlocutore. Riferisce quanto appreso dal dipendente “fidato” presente sul posto nel corso di una telefonata raccolta dagli investigatori.
«Ehi è venuto sta qua l’amico, però tutto…no tranquillo…di più…». Il capitolo riservato alla presunta talpa in tribunale si sofferma sul ruolo ricoperto da Petracca indicato “come la persona attraverso la quale Montedoro e l’organizzazione intera provvedevano ad assumere informazioni sull’attività della Procura”. Una sorta di confidente su indagini in corso sul clan per preservare le persone vicine al sodalizio da eventuali provvedimenti sanzionatori.