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Edili, nel Barese in otto anni
persi 13mila posti di lavoro

 
Daniela D'Ambrosio

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Daniela D'Ambrosio

edilizia cantieri

Giovedì 25 Maggio 2017, 09:41

17:50

di DANIELA D'AMBROSIO

In provincia di Bari, come nel resto d'Italia, il settore delle costruzioni è quello che ha pagato di più la crisi degli ultimi otto anni. I lavoratori censiti dalla Cassa edile barese si sono quasi dimezzati: erano 28mila nel 2008, sono diventati quindicimila nel 2016. Tredicimila persone a casa sono un numero inquietante. E Bari oggi diventa protagonista di una imponente manifestazione di settore, in cui convergeranno oltre ai pugliesi, anche i lavoratori di Campania, Calabria e Basilicata.
Il presidio davanti la sede dell’Inps, a partire dalle 9 di questa mattina, è annunciato dai sindacati di categoria Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl che scenderanno in piazza, in contemporanea in cinque piazze italiane, per rivendicare politiche di rilancio per un settore economico «che deve tornare ad essere strategico per il paese». Una manifestazione per rivendicare il diritto ad accedere alla pensione dopo anni passati sulle impalcature, per la sicurezza, per il lavoro e per il rinnovo dei contratti, per una seria lotta al lavoro nero.

«Tredicimila posti di lavoro persi in otto anni e solo in provincia di Bari si commentano da soli - spiega Ignazio Savino, segretario Fillea Cgil provinciale - e questo è un primo fatto. Su fronte pensionistico, poi, bisogna considerare che i lavoratori edili sono, per definizione, lavoratori precari. Il loro contratto ha la durata del cantiere. Se guardiamo le regole per accedere alla pensione anticipata, trentasei anni di contribuzione di cui sei continuativi, è chiaro che la maggior parte dei lavoratori sono tagliati fuori».
«Il contratto medio di un edile in provincia di Bari dura tre mesi e mezzo - aggiunge - in un anno ci sono molti mesi di fermo. Sei anni continuativi i nostri lavoratori non ce li avranno mai. Al netto di qualche dipendente di grossa azienda gli altri sono tutti tagliati fuori».

Mobilitazione, quindi, per il rinnovo del contratto nazionale, modifica dei criteri di accesso all'Ape agevolata almeno per i lavoratori dell’edilizia e contrasto al lavoro nero: «Il lavoro nero è purtroppo molto presente a Bari come in tutt’Italia - commenta ancora il segretario Fillea - così come sono molto presenti gli infortuni anche mortali, in numero direttamente proporzionale al lavoro nero».

Savino snocciola i dati: «Su cento aziende ispezionate novantadue non sono in regola, con lavoratori in nero. Ed è importante anche considerate che diminuiscono le denunce di infortunio ma aumenta il numero delle malattie professionali, dato che indica la tendenza crescente a evitare, da parte delle aziende, la denuncia degli infortuni. I lavoratori vengono indotti a dichiarare ferie o malattia per i periodi di assenza. Ma gli infortuni non curati o non curati bene, diventano malattia professionale».
Soddisfazione per la scelta di organizzare a Bari la manifestazione anche da parte di Gigia Bucci, segretario generale Cgil Bari: «Bari come riferimento del Mezzogiorno è certamente un motivo di orgoglio ma anche di grande responsabilità nei confronti della grave emergenza di un settore che presenta grandi incertezze rispetto alla garanzie occupazionali». I sindacati dei lavoratori dell’edilizia delle regioni del Sud torneranno a chiedere a gran voce l’apertura dei cantieri già progettati, il completamento di quelli in ritardo o bloccati che produrrebbero un significativo aumento del Pil delle regioni del Sud in termini di lavoratori che rientrerebbero al lavoro.
Le conclusioni della mobilitazione barese saranno di Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil.

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