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Tap, nuove tensioni al cantiere
Sassaiola, ferito un operaio
E i camion portano via altri ulivi

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Tap, nuove tensioni: Polizia cacciamanifestanti e sindaco MelendugnoE i camion portano via già 28 ulivi

Foto Rocco Toma

Mercoledì 29 Marzo 2017, 09:33

30 Marzo 2017, 09:54

MELENDUGNO (LECCE) - Ancora tensioni davanti ai cancelli del cantiere Tap di San Foca di Melendugno dove anche oggi sono proseguiti i lavori di espianto degli ulivi dal tracciato del microtunnel del gasdotto che porterà in Italia il gas dell’Azerbaijan e dove da quasi due settimane protestano gli attivisti contrari al progetto di Trans-Adriatic Pipeline.

Dopo gli scontri di ieri tra forze dell’ordine e manifestanti, oggi il momento di maggiore contrasto è stato quando gli attivisti - una trentina in tutto - che si erano seduti davanti al cancello sono stati spostati con la forza dalla polizia e portati in una zona poco distante per consentire l'uscita dei tir che trasportano gli ulivi espiantati (oggi 75) in un centro di stoccaggio poco distante. Una volta allontanati, i manifestanti hanno raggiunto la parte posteriore del cantiere e hanno cominciato a lanciare sassi all’interno dell’area dove erano in corso le operazioni di eradicazione: un operaio, un 39enne di Copertino, per la tensione, è stato colto da malore. E' stato soccorso e portato in ospedale per un sospetto infarto.

Anche oggi c'erano i sindaci e tra loro il primo cittadino di Melendugno, Marco Potì, che ha cercato più volte di placare gli animi anche se a un certo punto, dopo essere stato spinto da un poliziotto, si è tolto per protesta la fascia tricolore.
Nella notte si erano verificati episodi anti-gasdotto: persone non identificate avevano fatto esplodere una bomba carta davanti ai cancelli del cantiere, avevano seminati chiodi sulla strada che percorrono i tir con a bordo gli ulivi e in più punti la rete di recinzione era stata privata di numerosi bulloni. I 'No Tap' hanno inoltre pubblicato sul profilo Facebook un elenco di aziende che 'lavorano per Tap', tra cui anche quella che ha vinto l’appalto per lo spostamento e la ricollocazione degli alberi di ulivo espiantati. Per Tap all’interno della protesta esistono «comportamenti violenti» e l’azienda annuncia che "continuerà a denunciare ogni comportamento violento e ogni minaccia». Anche la Chiesa di Lecce segue «con preoccupazione e inquietudine» quello che sta avvenendo a Melendugno. L'arcivescovo, Domenico D’Ambrosio, fa un accorato appello al dialogo e invita ad «una pausa per riflettere e ascoltare le ragioni del territorio», perché si cerchino soluzioni «le più opportune per il rispetto delle popolazioni» ma anche - precisa - per la salvaguardia dell’ambiente.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sostenuto dai sindaci del Salento coinvolti nella vicenda, intanto insiste: il progetto del microtunnel del gasdotto non è ancora validato dalla commissione di Via nazionale e quindi non è cantierizzabile». Emiliano continua a dire 'nò a quello che chiama il «ricatto» dell’approdo a San Foca: «se fosse stata accolta l’indicazione della Regione Puglia che, d’accordo col Comune di Squinzano (Lecce), - ribadisce - ha chiesto la localizzazione dell’approdo nell’area industriale della centrale Enel, quindi in una zona già compromessa dal punto di vista ambientale, non avremmo avuto incidenti e incomprensioni». Ma proprio il sindaco di Squinzano, Mino Miccoli, smentisce qualsiasi tipo di accordo: «mai detto sì alla Tap. Abbiamo detto - precisa - di essere disponibili a parlarne a patto che si proceda prima alla riconversione da carbone a gas della centrale di Cerano». Il sito di Melendugno - precisa il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti - «è quello che presentava il minor impatto ambientale», dopo l’esame di «14 soluzioni alternative in 5 siti differenti» da parte della commissione tecnico-scientifica che rilascia la Valutazione di impatto ambientale (Via). Domani riprendono le operazioni di espianto degli ulivi, la zona rimarrà presidiata dai 'No Tap'.

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