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Conti in rosso del pomodoro
Decine di produttori nei guai

 
Massimo Levantaci

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Massimo Levantaci

pomodoro industria

Giovedì 02 Marzo 2017, 10:54

di MASSIMO LEVANTACI

FOGGIA - «L’ennesima pratica sleale sul pomodoro». Già, verrebbe da chiedersi: dove sta la novità? Questa volta però la chiamata di correo è direttamente per il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, che oggi di fronte alla «palese inadempienza» delle industrie di trasformazione a sottoscrivere i contratti con i produttori «non fa nulla quando invece avrebbe tutti gli strumenti per farlo». La denuncia è di Marco Nicastro, presidente della sezione economica di Confagricoltura del Pomodoro da industria, che ricorda come gli impegni assunti siano stati ancora una volta disattesi: «Il 30 novembre in sede ministeriale eravamo tutti d’accordo. Noi, gli industriali, le organizzazioni di prodotto riunite: entro il 30 gennaio sarebbero stati sottoscritti i contratti di coltivazione con i produttori agricoli e si sarebbe avviata la programmazione per la stagione 2017. Ma non è accaduto nulla, come succede da tempo ormai immemorabile. Forse solo adesso qualcosa si sta facendo, ma solo nel distretto dell’Emilia Romagna mentre nelle regioni del Sud non si muove foglia. E intanto, di questo passo, le imprese falliscono».

Al Nord (Parma, Piacenza, Ferrara) i mancati pagamenti ai produttori hanno raggiunto la percentuale record del 17% del valore del pomodoro da industria prodotto in quel distretto nell’ultima annualità, pari a oltre 10 milioni di quintali prodotti nell’areale. Lo certifica l’organismo interprofessionale (OI). «Imprese come Copador di Piacenza e Ferrara food sono fallite sotto il peso di 22 milioni di euro non pagati, pari a 5500 ettari di pomodori che ora non si sa dove collocare. Da noi - dice Nicastro - non va assolutamente meglio anche se non disponiamo ancora dei numeri ufficiali. Ma la Cga di Poggio Imperiale, azienda di trasformazione che negli anni ha ceduto in cambio partecipazioni ai creditori, è finita in concordato preventivo. E ci sono ancora aziende agricole che attendono i saldi addirittura della campagna agricola del 2015».

L’organizzazione delle aziende di trasformazione Anicav ammette le «criticità derivanti dalla gestione della scorsa campagna di trasformazione che si riflettono su tutta la filiera», ma il presidente Antonio Ferraioli attribuisce i ritardi al Sud «all’esigenza di rilancio dello strumento distrettuale, che continua a rappresentare una priorità per l’Industria». «Come Anicav - aggiunge Ferraioli - siamo disponibili ad impegnarci per trovare le migliori intese possibili. Il dialogo con la parte agricola è necessario». Ma sembrano affermazioni retoriche, a giudicare dallo scenario che si presenta e non da oggi sul fronte della contrattazione in questo settore strategico per l’economia agroalimentare del nostro paese. Chi ha seguito la politica del pomodoro in questi anni ha dovuto registrare un dialogo fra sordi, quello fra parte agricola e industriale. Condivide anche l’on. Colomba Mongiello, commissione Agricoltura alla Camera, che annuncia la presentazione di un’interrogazione parlamentare al ministro: «Chiederò la convocazione del tavolo ministeriale sul pomodoro da industria, insediato circa un anno fa ma finora mai convocato. Il tavolo - aggiunge la deputata foggiana - avrebbe dovuto assegnare una dimensione nazionale alla politica del pomodoro nel nostro paese, dal momento che a tutt’oggi non sappiamo nulla di programmazione soprattutto nelle regioni del Sud. Ci auguriamo che il tavolo faccia luce su tutti questi aspetti non secondari della filiera, perchè mancando il distretto non abbiamo alcuna notizia degli accordi interministeriali. E le imprese brancolano nel buio».

«Nel bacino del Centro Sud, in particolare - incalza il direttore generale di Anicav, Giovanni De Angelis - bisognerà, tutti insieme, lavorare per andare verso l’evoluzione del Distretto in un organismo interprofessionale che sia in grado di garantire il rispetto delle regole e degli accordi raggiunti tra le parti». Ma il muro contro muro è confermato anche dalle opposte dichiarazioni di industriali e agricoltori. Pronta la replica di Confagricoltura: «Il governo - sottolinea Nicastro - ha gli strumenti per richiamare all’ordine le industrie, ma non lo fa. E intanto, neppure per questa campagna, gli imprenditori agricoli potranno pianificare in maniera corretta la produzione, sebbene qualche mese fa, al Mipaaf, tutti si fossero dichiarati disposti a collaborare per iniziare presto la contrattazione. Se non è questa una presa in giro, poco ci manca».

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