MICHELE COZZI
Laura Boldrini, presidente della Camera, oggi e domani in Puglia per discutere di legalità. Emergenza maltempo e terremoto. L'Italia centrale è in ginocchio. Lei ha rivolto un appello a fare presto. Qual è il suo giudizio?
«Oggi (ieri, ndr) a Montecitorio abbiamo avuto il terzo incontro con i presidenti dei Consigli regionali delle regioni più colpite da questa doppia emergenza. Il mio appello è a stare insieme, a rafforzare la sinergia tra le Istituzioni, coinvolgendo sempre più i cittadini nelle decisioni che si vanno a prendere».
Ma è solo fatalità oppure il Paese paga ritardi organizzativi?
«Le polemiche non servono. Invito tutti a rafforzare il sistema-Paese. C’è stata una nevicata che non si vedeva da decenni. Dobbiamo stare vicino ai soccorritori e alle popolazioni colpite dal terremoto e dal maltempo».
Il Paese, già nel recente passato ha mostrato un forte senso di solidarietà. È una novità positiva, non crede?
«Assolutamente. Gli italiani sanno fare quadrato in momenti così difficili e la politica non può essere da meno. Per questo ripeto l’invito a non dividersi».
Passiamo all'Europa. Molto rigore sui conti, meno sull’emergenza migranti. L'Italia paga il conto più alto. Ci sono Paesi che alzano muri. Cosi crescono i populismi. Assicurazioni ma pochi fatti. Cosa si più fare?
«Questo è un fenomeno che riguarda tutta l’Europa e dimostra che questa Europa va cambiata. Questo assetto non funziona. Perché la Commissione europea aveva proposto un sistema di distribuzione dei richiedenti asilo. Ma alcuni Stati membri hanno rifiutato di fare la loro parte. Questo è un vulnus che va sanato».
C’è chi mette il filo spinato.
«Purtroppo sì. Credo che l’Unione europea non possa essere indifferente a queste azioni che minano i nostri valori e indeboliscono i processi decisionali europei. Se avessimo applicato la ripartizione dei richiedenti asilo nel diversi Stati decisa dalla Commissione non ci sarebbe stata alcuna emergenza, e avremmo tenuto fede ai principi che hanno fatto grande l’Europa nel mondo».
Gli egoismi nazionali stanno avendo il sopravvento?
«Si stanno affermando chiusure nazionalistiche che non sono contemplate negli atti fondativi dell’Unione. Alcuni Stati membri mettono in atto comportamenti contrari ai valori ispiratori dell’Europa. Penso alla solidarietà, all’inclusione, al rispetto delle minoranze».
Cosa si può fare?
«Dico che ci devono essere dei sistemi sanzionatori verso gli Stati che non ottemperano ai loro obblighi»
I dati economici indicano un aumento dei tassi di povertà, inglobando fasce di ceti medi, soprattutto nel Mezzogiorno. Abbiamo alle spalle decenni di intervento, ma il Sud resta indietro. Qual è il suo parere?
«È il tema centrale. Le disuguaglianze aumentano, la crisi che non finisce, l’aumento delle famiglie in stato di povertà. È la grande emergenza. Il provvedimento sulla povertà, approvato alla Camera e ora al Senato, stanzia per il reddito d’inclusione poco più di un miliardo per il 2017 e 4,5 miliardi per il triennio. Una cifra importante, ma non sufficiente. Mi auguro che ci sia uno sforzo aggiuntivo. La Caritas ci dice che quella cifra non serve ad aiutare tutte le persone che vivono in povertà estrema. Occorre arrivare a 7 miliardi per coprire almeno la fascia di poveri assoluti che sono circa 4,5 milioni».
Forse ci vorrebbe anche un intervento dell’Europa?
«Certo. Infatti da tempo propongo il reddito di dignità europeo. Se fosse l’Europa a intervenire cambierebbe anche la percezione dell’Unione agli occhi dei cittadini perché significherebbe che l’Europa dei diritti non lascia nessuno indietro. Ma intanto noi in Italia dobbiamo trovare la maniera almeno di sostenere tutti i poveri, non solo il 35%».
Alcune regioni del Sud sono nella mani della grande criminalità . La battaglia per la legalità è un principio di civiltà. Occorre repressione e prevenzione. Cosa avverte incontrando pezzi del Paese?
«Negli ultimi anni c’è stata più consapevolezza e mobilitazione da parte della società. È passata la convinzione che era stata di Pio La Torre che per colpire i mafiosi bisognava confiscare i loro beni. Però i beni sequestrati devono avere una utilità sociale. Più vanno a vantaggio della comunità più si sconfigge la mafia. Così come si sconfigge la mafia creando lavoro e occupazione, non dando alla criminalità organizzata la possibilità di sfruttare il bisogno delle famiglie. La ripresa del Sud è centrale».
La distanza dal Nord negli ultimi decenni è aumentata. Come si spiega?
«È mancata per molti anni una politica per il Sud. Per questo trovo positiva l’istituzione del ministero per il Mezzogiorno da parte del governo Gentiloni. E poi ha contato anche la particolare struttura produttiva del Sud. Perché le aziende hanno puntato sul consumo interno, avendo meno vocazione all’export. Inoltre i giovani di talento, non avendo prospettive, se ne vanno. C’è una desertificazione produttiva e culturale. Invece il Sud può essere una grande opportunità per il Paese».
In Puglia, c'è l’emergenza Ilva. E si pone il problema di come conciliare difesa dell’ambiente e del lavoro. Che ne pensa?
«Siamo alla fine di un procedimento giudiziario, al patteggiamento. Da lì arriveranno soldi per le bonifiche, spero anche per i risarcimenti per le famiglie. Inoltre alla Camera si sta discutendo il decreto-Mezzogiorno. Ora occorre voltare pagina, aprendo il capitolo lavoro e tutela della salute che devono convivere».
La sinistra cerca vie diverse per riaggregarsi. È circolato il suo nome per rappresentare il mondo esterno al Pd. Che dice?
«Sarebbe un errore parlare di questo tema tirando fuori dei nomi. Credo che sia essenziale per la sinistra ricominciare dai valori. Penso alla lotta alle disuguaglianze. E in un tempo in cui sono aumentate enormemente credo che ci sia un grande spazio per la sinistra».
Periferie, fabbriche: in questi luoghi il messaggio della sinistra si è affievolito?
«Bisogna partire dalle periferie delle grandi città. Li ci devono stare i soggetti politici, invece, girando per quei territori incontro comitati, movimenti, laboratori che fanno buona politica. Ma non vedo luoghi aggregativi dei partiti».
Di quali partiti parla?
«Tutti in generale, quelli della sinistra nello specifico. La gente ora si rivolge alle associazioni e comitati. Lì ci dovrebbero essere anche i partiti».