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«Movida» lucana
5 arresti tra i clan

 
Rita Schena

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Rita Schena

Martedì 17 Gennaio 2017, 09:19

14:35

POTENZA - Nell’ambito di un’operazione sui servizi di «buttafuori» nelle discoteche e nei locali notturni di Potenza, la Polizia sta eseguendo cinque misure cautelari emesse dal gip del capoluogo lucano su richiesta della Procura della Repubblica nei confronti di persone ritenute appartenenti al clan Martorano-Stefanutti.
Le cinque persone sono «gravemente indiziate di estorsione e danneggiamento aggravate dal metodo mafioso, nonché - è spiegato in un comunicato diffuso dalla Questura - di intestazione fittizia di beni, in relazione, in particolare, a condotte di minaccia e di violenza perpetrate a più riprese al fine di impadronirsi e conquistare illecitamente una significativa fetta del mercato locale dei servizi di buttafuori».

Il metodo usato era quello mafioso, forte anche di un’affiliazione con le cosche calabresi, e l’obiettivo era di impadronirsi, almeno nel breve periodo, dei servizi di vigilanza nei locali notturni di Potenza e dell’hinterland, costringendo i gestori a sostituire i buttafuori in servizio con quelli suggeriti dal «gruppo»: due persone sono state arrestate dalla Squadra mobile del capoluogo lucano, altre due sono ai domiciliari e per una quinta è stato disposto il divieto di dimora, nell’ambito dell’operazione «Senza tregua», coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Potenza.

I particolari dell’operazione sono stati illustrati stamani, a Potenza, nel corso di una conferenza stampa, dal Procuratore della Repubblica, Luigi Gay, dal pm Francesco Basentini e dal dirigente della Squadra Mobile, Carlo Pagano. Il gip di Potenza ha disposto la custodia cautelare in carcere per Alessandro Scavone e Michele Scavone, gli arresti domiciliari per Pasquale Ciciriello e Ionut Luchian (quest’ultimo arrestato in Romania in esecuzione di un mandato europeo), e il divieto di dimora a Potenza per Giuseppe Martoccia, accusati a vario titolo di concorso in estorsione, e danneggiamento, aggravati dal metodo mafioso. E’ stato disposto inoltre il sequestro di un bar nel capoluogo lucano.

Le indagini sono iniziate alla fine del 2015, sulla base delle dichiarazioni di un testimone di giustizia e di alcuni episodi di violenza: il gruppo infatti tentava di imporre il proprio servizio di vigilanza minacciando i gestori, da un lato, e danneggiando i locali stessi. L’obiettivo, secondo quanto emerge dall’inchiesta, era anche quello di ottenere la gestione completa dei locali della zona. Il bar, inoltre, era fittiziamente intestato a Martoccia: Scavone, sottoposto in quel periodo ad altre misure cautelari, avrebbe avuto un contratto a tempo indeterminato come barista - secondo gli investigatori - proprio per eludere queste misure. L’imposizione dei servizi di vigilanza da parte di alcuni degli indagati era già stata oggetto di un’indagine, qualche anno fa, da parte dell’Antimafia.

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