di Giovanni Longo
L’ipotesi di associazione a delinquere sopravvive. Almeno per ora. Per tutto il resto, il decorso del tempo è inesorabile. Il primo, grande processo sulla gestione della sanità pugliese si chiude con una grossa fetta (16 capi d’imputazione su 25) estinta per prescrizione, dichiarata ieri pomeriggio dal Tribunale di Bari. Le uniche due ipotesi che resistono (per ora) agli anni, sono, appunto, l’associazione per delinquere (almeno quella a carico dei presunti promotori del sodalizio, per i presunti partecipanti la prescrizione spirerebbe nel 2017) e una ipotesi di concussione (gennaio 2009), contestate dalla pubblica accusa. Se ne riparlerà a gennaio per l’ex assessore regionale alla Salute Alberto Tedesco, ritenuto dalla Procura di Bari il promotore. Insomma, c’è il rischio concreto di non potere mai accertare, neanche in primo grado, se davvero tra il 2005 e il 2009 c’è stata una mala gestione della sanità pugliese.
Stando alle indagini condotte dai Carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari, coordinati dal pm Desirèe Digeronimo (oggi alla procura di Roma), alcuni degli imputati avrebbero costituito un gruppo di potere che manovrava la sanità regionale. La Procura, oggi rappresentata dal procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e dal pm Luciana Silvestris, ritiene che Tedesco pilotasse «le nomine dei dirigenti generali delle Asl pugliesi effettuate dalla giunta regionale verso persone di propria fiducia»: attraverso questi manager molti dei quali a processo, secondo l’accusa, l’ex assessore poteva «controllare la nomina dei direttori amministrativi e sanitari in modo da dirottare le gare di appalto e le forniture verso imprenditori a lui legati da vincoli familiari o da interessi economici e elettorali intervenendo attivamente sui direttori generali e sui dirigenti amministrativi per destituire dal loro incarico persone che non obbedivano ai suoi ordini».
In Puglia c’è stato un tempo in cui i Carabinieri, un’acquisizione dopo l’altra, erano diventati di casa nell’assessorato regionale alla Salute. Del resto, bisognava indagare su come era stata gestita la sanità pugliese. Il rinnovo dei vertici della aziende (direttori sanitari e amministrativi), sempre stando all’accusa, sarebbe stato orientato in una prospettiva clientelare finalizzata ad ottenere un proprio consenso elettorale o indebite utilità nelle gare pubbliche.
Una «vita» fa, se il «sigillo» sugli effetti del fattore tempo è giunto ieri pomeriggio quando il Tribunale di Bari (presidente Rosa Calia Di Pinto) ha formalizzato la dichiarazione di prescrizione di fatto già nell’aria dalla scorsa udienza. Usciti dal processo otto imputati accusati a vario titolo dei cosiddetti «reati fine» della presunta associazione, abuso d’ufficio, corruzione, falso, turbativa d’asta, truffa, peculato e rivelazione del segreto d’ufficio (tutti prescritti). Quando L’Ansa rivelò l’esistenza dell’indagine, nella primavera del 2009, Tedesco si dimise.
Prescritto, infine, l’unico reato contestato all’ex direttore generale dell’Asl di Bari Lea Cosentino, un presunto episodio di falso.