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Gallipoli, bombe e proiettili per non pagare e intimidire ristoratore: in cella

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Gallipoli, bombe e proiettili per non pagare e intimidire ristoratore: in cella

Sabato 03 Dicembre 2016, 12:23

20:06

Perseguitava le sue vittime con ogni mezzo: minacce verbali, sui social o con la mostra di armi e bombe. Con l'accusa di stalking, tentata estorsione, detenzione di armi e munizioni comuni da sparo e materiale esplodente, nonché, da ultimo, di danneggiamento seguito da incendio, i Carabinieri della compagnia di Gallipoli hanno arrestato il 43enne Marco Barba, detto "Tannatu" facente parte della frangia scissionista del clan di Pompeo Padovano operante nell'area gallipolina.

Il suo arresto, per ordine del gip di Lecce su richiesta della Dda, è il culmine di una indagine partita dopo la denuncia di Sandro Quintana, consigliere di minoranza del Comune di Gallipoli, con un passato, dal 2009 al 2014, di consigliere provinciale e comproprietario del ristorante “Mare Chiaro”, sito nel centro storico della città bella. In particolare, l'uomo e i suoi dipendenti, nel periodo compreso tra agosto e settembre 2016, sono stati vittime di continue e reiterate minacce concretate, con il passare del tempo, in veri e propri atti persecutori, così da integrare il delitto di “stalking”, tali da provocare un perdurante e grave stato di ansia, prostrazione e di timore per la propria incolumità.

Movente alla base del gesto criminoso è da imputare all’incapacità delle vittime di consentire, nel corso di più serate di fine estate, l’ingresso gratis dell’odierno indagato nelle principali e più note discoteche gallipoline, mediante le proprie conoscenze con i gestori dei locali notturni. Gli atti vessatori vanno dalle minacce verbali, dirette o telefoniche, oppure con sistemi tradizionali, una lettera manoscritta del Barba, o più moderni come le intimidazioni avvenute mediante il Sociale Network “Facebook”. Non sono mancati poi numerosi episodi in cui “Tannatu” non solo ha mostrato alle parti offese una pistola da lui portata liberamente per le strade cittadine, ma ha anche inviato nr. 2 proiettili cal. 7,65.

L'arrestato ha inoltre tentato di estorcere a Quintana una somma di denaro per poter acquistare un furgone adibito al trasporto di prodotti ittici. Le intercettazioni telefoniche hanno consentito di accertare il potenziale bellico a disposizione di Barba: nel corso di perquisizioni i militari hanno rivenuto proiettili (dello stesso calibro di quelli inviati alle vittime) e ben 8 ordigni esplosivi artigianali di varie forme e dimensioni del peso complessivo di grammi 3241, muniti di relativa miccia e confezionati con nastro isolante. Inevitabile l'arresto di Barba che è stato rinchiuso nel carcere di Lecce.

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