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LA STORIA: Quel 9 settembre '43, quando da Taranto partì la Liberazione

 

Domenica 07 Settembre 2008, 10:16

01 Novembre 2024, 19:16

di VITO ANTONIO LEUZZI

Diverse vicende relative all'armistizio dell'8 settembre 1943 e alle trattative segrete, iniziate molto tempo prima tra il maresciallo Badoglio e gli inglesi - come si evidenzia da nuovi documenti reperiti negli archivi di Londra e pubblicati recentemente sulla stampa nazionale - confermano la rilevanza di uno dei periodi più tormentati della storia nazionale. E potrebbero gettare maggior luce su una pagina poco conosciuta, l'«operazione Slapstick», che ebbe come scenario la Puglia.
«Slapstick» era il nome in codice dello sbarco della I divisione aviotrasportata inglese a Taranto, che iniziò il 9 settembre, giorno successivo all'ar - mistizio, ed ebbe una importanza decisiva per la strategia militare degli anglo-americani sul fronte adriatico e nell'area mediterranea, per tutto il periodo della lotta di liberazione. Lo sbarco degli alleati, avvenne contemporaneamente a Salerno e a Taranto, con l'obiettivo primario, nell'area pugliese, di assumere il controllo delle strutture aeroportuali. Allo sgombro dei porti di Taranto, Brindisi e Bari le forze militari italiane, in primo luogo la Marina, dettero un contributo di notevole rilevanza strategica, consentendo ai diversi reparti dell'VIII armata inglese di sbarcare senza incontrare di fatto ostacoli.

Tuttavia questa situazione favorevole, che non si registrò nello sbarco a Salerno, non ha suscitato molto interesse nella storiografia che ha sempre dedicato una debole attenzione alle vicende pugliesi all'indomani dell'armistizio ed al ruolo strategico di questa regione nella guerra in corso nello scacchiere balcanico e mediterraneo. La documentazione che ora emerge dall'apertura degli archivi tedeschi e inglesi consente di definire meglio il ruolo, non marginale della resistenza militare e civile sul fronte adriatico dopo l'8 settembre, come si evidenzia anche da recenti studi di Gerhard Schreiber e Carlo Gentile. Alla prevedibile reazione germanica, gli italiani - pur in assenza, nella fase iniziale dell'armistizio, di precise disposizioni dall'alto - opposero una significativa resistenza impedendo il sabotaggio di importanti strutture logistiche e la distruzione di un consistente numero di navi ed aerei.

Come emerge anche dai documenti degli uffici storici dell'Esercito, della Marina e della Finanza italiani e da significative testimonianze, tra cui quella generale medico Alfonso Leone di Castellana Grotte, i tedeschi tentarono di minare a Taranto le due sponde del canale in prossimità del Ponte girevole e, prima di abbandonare definitivamente la città, rilasciarono diverse mine magnetiche nella rada di Mar Grande. D'altronde alcuni velivoli nazisti, provenienti da ovest, tentarono di bombardare le navi inglesi nel momento in cui entravano in Mar Grande, alle ore 18 del 9 settembre. In testa era la nave britannica «Nb Howe», seguita dalla «King George» e da sei incrociatori, sei cacciatorpediniere e diverse altre unità minori. «Le batterie della piazza e quelle navali delle isolette di San Pietro e di San Paolo (che chiudono il Mar Grande dal lato del Golfo) aprirono il fuoco contro gli aerei germanici, imitate subito dopo dalle unità britanniche», come è detto in una relazione negli archivi della Marina. Unico evento negativo fu l'affondamento dell'incrociatore inglese «Abdiel» che saltò su una mina.

Contemporaneamente truppe tedesche furono respinte da unità militari italiane mentre si avvicinavano all'estremo perimetro occidentale della piazzaforte tarantina, dal lato della marina di Ginosa. La stessa situazione si verificò a Brindisi, dove il tentativo di reparti tedeschi di penetrare nell'a re a della piazzaforte fu tempestivamente scoraggiato. Tra il 9 ed il 10 settembre di 65 anni fa in gran parte della Puglia (a Ceglie Messapica, Castellaneta, Putignano, Noci, Gioia del Colle, Modugno, Bitetto, Bari, nel Nord Barese, in particolare Barletta, e in Capitanata) le forze militari italiane bloccarono i tentativi dei reparti nazisti in ritirata di far saltare le strutture aeroportuali, le postazioni radar, gli edifici delle telecomunicazioni, tra cui il palazzo delle Poste del capoluogo pugliese e Radio Bari.

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