BARI - Non convince davvero gli Ordini dei Farmacisti pugliesi l'emendamento alla legge di assestamento del bilancio regionale, recentemente approvato dalla 1a Commissione consiliare e avente ad oggetto la revisione della pianta organica delle farmacie. La misura interviene a ridurre il rapporto farmacie/abitanti nei Comuni fino a 12.500 abitanti, portandoli da una farmacia ogni 5.000 (secondo quanto previsto dalla legge dello Stato n.475/68) a una ogni 3.500. Una riduzione che, negli intendimenti, si prefigge di favorire l'apertura nel territorio pugliese di nuovi esercizi farmaceutici ma che potrebbe portare a risultati del tutto opposti. E i farmacisti, prese carta e penna, hanno messo nero su bianco le loro perplessità, indirizzando una lettera al Presidente del consiglio regionale Pietro Pepe, al governatore Nichi Vendola e all'Assessore alle Politiche della Salute Alberto Tedesco.
LE POSIZIONI
«L'emendamento che rivede il quorum» spiega Gabriele Rampino, Presidente della Consulta degli Ordini dei Farmacisti pugliesi «presenta alcune bizzarrie già in sede tecnica, come avevamo provato a spiegare ai responsabili regionali nel corso di un'audizione tenutasi il 9 giugno scorso. Tuttavia, prima e più ancora che il merito, preoccupa il fatto che la Regione, con il suo intervento, crea i presupposti per un inevitabile contenzioso con lo Stato.»
«Il servizio farmaceutico, attenendo alla tutela della salute, rientra infatti tra le materie di legislazione concorrente - spiega Rampino -. Alle Regioni, dunque, competono le norme di dettaglio, che individuano gli strumenti concreti da utilizzare per raggiungere gli obiettivi fissati dalle norme nazionali. Ora, è del tutto evidente che le norme che, attraverso la previsione di un rigido rapporto farmacie/abitanti, dettano disposizioni in ordini al contingentamento e alle piante organiche delle farmacie presenti sul territorio, sono sicuramente norme di principio, e quindi di esclusiva competenza statale».
«La conseguenza, conclude Rampino, sarà inevitabile: «Se la disposizione che abbassa il quorum dovesse effettivamente essere introdotta nell'ordinamento regionale, si aprirebbe certamente un contenzioso con la Corte Costituzionale, con il risultato di determinare una paralisi del processo di ammodernamento del servizio farmaceutico regionale, bloccando di fatto l'apertura di nuove farmacie.»
«Abbiamo sentito il dovere di rappresentare questo stato di cose alla Regione» aggiunge il senatore Luigi d'Ambrosio Lettieri, firmatario della lettera insieme a Rampino nella sua qualità di delegato regionale della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani. «E, con l'occasione, abbiamo ribadito che restiamo a disposizione per realizzare in tempi brevi, nel segno dell'efficienza e senza ricadute sul piano dei conflitti istituzionali, una riforma per ammodernare il servizio farmaceutico».
LA PROPOSTA ALTERNATIVA
Tra le proposte elencate dai farmacisti nella lettera, si indicano misure per accelerare la revisione della pianta organica; rivedere le procedure di decentramento e di partecipazione ai concorsi, semplificandole; assicurare una maggiore flessibilità degli orari di servizio, a vantaggio dei cittadini; snellire l'iter burocratico delle procedure per l'assegnazione delle sedi farmaceutiche vacanti, così da azzerare i ritardi nella loro apertura; rivedere l'indennità di residenza in favore delle farmacie rurali e, infine, determinare i criteri che consentano l'assegnazione dei dispensari farmceutici regionali. «Misure concrete ed efficaci, che se venisse istituito un tavolo tecnico di confronto tra Regione e rappresentanze della professione, come chiediamo da tempo, potrebbero essere assunte in tempi davvero brevi» precisa ancora d'Ambrosio Lettieri. «Confidiamo perciò che la nostra lettera sia presa per quello che è: un responsabile, competente e dovuto gesto di collaborazione. A fronte del quale attendiamo ora una risposta».

Martedì 24 Giugno 2008, 09:44
31 Maggio 2025, 19:33