ROMA - Colpo di stato dei militari in Turchia, con i carri armati in strada e gli elicotteri e gli F16 dell’esercito a volteggiare su Ankara e Istanbul, dopo oltre 15 anni di potere del partito islamico di Erdogan.
Trentasei anni dopo l’ultimo putsch, la clamorosa azione di una parte dell’esercito turco ha spiazzato il mondo. Dopo qualche ora di silenzio, Erdogan ha lanciato un appello ai turchi via skype attraverso uno smartphone sulla Cnn Turk affinché scendessero in strada per opporsi al golpe: «Sono ancora io il presidente, resistete». Ma non si sa dove si trovi. Una fonte militare americana lo dà in volo verso la Germania ma non c'è nessuna conferma.
In realtà al momento del colpo di stato in Turchia Erdogan era in vacanza nella città costiera di Marmaris. Lo riporta la Bbc citando i giornalisti che si trovavano nella località e ai quali il leader turco ha parlato subito dopo la notizia del golpe. Secondo fonti militari Usa, dopo il rifiuto della Germania ad accoglierlo, il presidente turco starebbe volando verso Londra e punterebbe a chiedere l’asilo alla Gran Bretagna.
Ovunque sia le parole di Erdoan hanno comunque provocato un moto di resistenza. Secondo Al Jazeera sono scoppiati violenti scontri tra la polizia anti-sommossa e l’esercito turco in piazza Taksim a Istanbul, questa reazione ha attivato un nuovo attacco da parte di aerei e elicotteri militari contro la sede centrale della sicurezza ad Ankara. Si tratta del secondo raid dopo quello che, circa un’ora fa, i militari avevano condotto contro le forze di polizia della capitale turca.
Le prime notizie sono partite poco prima della mezzanotte turca (le 22 in Italia), con messaggi sulla chiusura di due ponti sul Bosforo ad Istanbul. Poi si si sono uditi spari anche ad Ankara, dove nelle strade si vedevano i carri armati nei punti nevralgici, mentre elicotteri e jet militari sorvolavano la città. A quel punto l’esercito ha diramato un messaggio a tutti i cittadini: tornate e restate nelle vostre case, mentre il premier, Binali Yildirim, denunciava il «tentato golpe», attribuendolo ad un gruppo ribelle interno all’esercito: «Faremo tutto il possibile perché prevalga la democrazia. Il colpo di stato non riuscirà e i responsabili saranno puniti», ha dichiarato, aggiungendo che «i responsabili pagheranno il prezzo più alto».
Un braccio di ferro politico mediatico durato neanche una mezz'ora, prima che i militari prendessero il controllo della tv di Stato, annunciando ufficialmente di aver preso il potere. Lo abbiamo fatto, hanno specificato i militari, «per ristabilire l'ordine democratico e la libertà», oltre a «ripristinare la laicità» dello Stato, «erosa dal governo» islamico di Erdogan. Con l’impegno a mantenere tutte le relazioni estere turche esistenti e a considerare lo stato di diritto una priorità. Quanto al presidente-sultano Erdogan, la Cnn riferiva che si trovava al sicuro.
Intanto tutti gli obiettivi strategici cedevano uno dopo l'altro: carri armati all’aeroporto Ataturk di Istanbul e il conseguente blocco di tutti i voli; tutti i social network e le comunicazioni fuori dai media ufficiali bloccati, con la conseguente difficoltà a reperire informazioni. Sui media girano le foto di un cordone di soldati con alcune camionette di traverso che bloccano il principale ponte sul Bosforo che collega le due sponde di Istanbul. L’esercito ha poi imposto il coprifuoco e la legge marziale.
Gli analisti ipotizzano - e le prime dichiarazioni dei miliari lo conforterebbero - che il golpe sia l’azione di un gruppo 'kemalista', che si rifà cioè al laicismo voluto dal fondatore della Turchia moderna, l’Ataturk Mustafa Kemal, della quale l’esercito, prima che Erdogan intervenisse pesantemente sui vertici militari del paese, era il custode costituzionale contro ogni tentativo di dirottare il Paese verso soluzioni diverse dal laicismo delle origini. Ma Erdogan ha puntato il dito contro la rete 'gulenista', ovvero del predicatore Fethullah Gülen, come responsabile del golpe.
C'è comunque qualcosa che non è ben chiaro. Sembra che gli attaché militari delle ambasciate turche in tutto il mondo hanno ricevuto, circa mezz'ora prima che in Turchia scattassero i movimenti del golpe, un messaggio che li avvertiva che i militari avrebbero preso il potere. Lo riferiscono qualificate fonti diplomatiche europee, specificando che «questo è il segnale che si tratta di una operazione gestita dai massimi livelli delle forze armate».
Dopo l’appello di Erdogan a «resistere» e scendere in strada contro il golpisti, centinaia di turchi si sono riversati in alcune piazze di Istanbul e Ankara. Si registrano diversi scontri con gruppi che, invece, stanno sostenendo l’azione dei militari. La situazione è caotica. I carri armati dell’esercito hanno aperto il fuoco attorno al Parlamento turco. Spari e scene di guerra civile sul ponte sul Bosforo. E’ quanto si vede dalle immagini trasmesse in diretta da uno dei ponti che uniscono la parte europea di Istanbul con quella asiatica. Immagini che registrano tantissime sparatorie, auto bloccate e anche persone a terra. Gli spari potrebbero essere opera dell’esercito contro gruppi di persone che tentano di attraversare il ponte.
Secondo la la Cnn Turk si spaccano le forze armate turche di fronte al golpe. Il capo della Marina militare turco, Bostan Oglu, ha detto che «le forze sotto il suo controllo non aderiscono alla sollevazione».