Una sciarpa biancorossa sul feretro e due striscioni degli ultras Bari 1976 (storico gruppo di supporters) per l'ultimo saluto al «Presidente». Una Cattedrale affollata per l'ultimo saluto a Vincenzo Matarrese, costruttore e patron del club biancorosso per oltre 28 anni. In tanti erano presenti ai funerali officiati da don Franco Lanzolla: oltre a tutta la famiglia Matarrese al completo, calciatori, amici, cittadini, tifosi, gli stessi con cui non ha avuto un buon rapporto soprattutto nell'ultima parte parte della sua dirigenza. In chiesa anche una delegazione delle squadre giovanili biancorosse. Tanta commozione e lacrime hanno accompagnato l'omelia di don Franco che lo ha ricordato così: «È' stato un credente che ha usato la sua umanità per costruire non per consumare». Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari, Antonio Decaro, il presidente della Lega serie B Andrea Abodi e tante bandiere del Bari oltre agli storici dirigenti. All’esterno della chiesa sono esposti gli striscioni degli Ultras Bari 1976.
Don Vincenzo, così amavano chiamarlo un po' tutti, salì sul ponte di comando dopo una breve parentesi del fratello Antonio, poi impegnato in una brillantissima carriera dirigenziale anche a livello internazionale (presidente due volte della Figc e due volte della Lega Calcio, vice presidente di Uefa e Fifa. Siamo sul finire degli anni '70 e la famiglia Matarrese (nel «motore» anche un fratello Vescovo) ha appena salvato il club biancorosso, sconvolto dalla prematura scomparsa di quel galantuomo che risponde al nome del professor Angelo De Palo.
Vincenzo Matarrese è stato un presidente molto amato dai suoi calciatori e da quasi tutti gli uomini che hanno lavorato con lui. Molto padre e poco padrone. Si fidava ciecamente di chi era al suo fianco e questo spesso l'ha portato a commettere errori grossolani. Ma lui era fatto così. E guai se qualcuno provava a minare la credibilità del suo gruppo di lavoro. Si arrabbiava, e anche tanto. Ma gli bastavano pochi minuti per tornare a sorridere dall'alto di quella semplicità che ne faceva un presidente sui generis.
Don Vincenzo lega il suo nome a tanti Bari belli e vincenti. Quello di Bolchi, capace del doppio salto dalla A alla C. E quello di Salvemini, un tecnico per cui Matarese aveva un debole. Ha vinto e convinto anche con Materazzi in panchina. E poi i capolavori con Conte e Ventura, due allenatori che da Bari hanno trovato lo slancio per issarsi fino alla Nazionale. Certo, in quasi quarant'anni di interregno gli è toccato anche ingoiare bocconi amari. La retrocessione in C, prima del ripescaggio. Le contestazioni dei tifosi, il gelo di una città che a un certo punto ne faceva quasi una questione personale, gli atti di violenza subiti sotto la sua abitazione. Fino al fallimento pilotato, vissuto ai margini ma comunque una ferita aperta e mai rimarginata.