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Il boss Sollecito ucciso
vietati i funerali a Grumo

 
Donatella Lopez

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Donatella Lopez

Il boss  Sollecito ucciso vietati i funerali a Grumo

Domenica 05 Giugno 2016, 11:14

di Donatella Lopez

BARI - Niente funerali solenni per Rocco Sollecito, il boss 67enne ucciso in pieno giorno a Montreal il 28 maggio scorso, mentre si trovava a bordo del suo suv. La cerimonia avrebbe dovuto tenersi domani a Grumo Appula, paese della Murgia barese, ma il questore di Bari, Carmine Esposito, ha firmato un provvedimento nel quale si vietano i funerali in forma solenne, autorizzando viceversa un sobrio rito funebre alle 6 del mattino.

Rocco Sollecito era nato a Bari, seppur di origini agrigentine. È stato un esponente di spicco del crimine organizzato italiano in Canada, nato dall’ondata di immigrazione del dopo guerra. È stato ucciso mentre guidava la sua Bmw bianca: diversi colpi di pistola lo hanno raggiunto e l'uomo del clan Rizzuto è quindi morto in ospedale. Il killer si era nascosto nel gabbiotto della fermata del pullman, un uomo vestito di scuro - hanno raccontato alcuni testimoni - ha aspettato con pazienza che il suv sul quale viaggiava Sollecito passasse, quindi ha aperto il fuoco. Il boss non ha avuto scampo. Una morte eccellente nella mafia internazionale, la cui eco rimbalza anche in terra di Bari. L’omicidio, oltre tutto, viene letto dagli inquirenti canadesi, e dagli osservatori internazionali,

quale un colpo notevolissimo per una delle famiglie mafiose più potenti del Canada. Nè esistono dubbi sulla matrice e sul contesto dell’agguato: «È un omicidio legato alla mafia», ha commentato Franco di Genova, il portavoce della polizia di Laval, area in cui è stato ucciso Sollecito.

I funerali avrebbero dovuto tenersi domani nella parrocchia Santa Maria Assunta, a Grumo, alle 19. Sul manifesto funebre veniva annunciato l’appuntamento per recitare il rosario alle 18.30. Il campanello dell’ordine pubblico è suonato ben presto a Grumo tanto da spingere il questore di Bari a vietare la cerimonia. Rocco Sollecito era uno dei componenti della cosiddetta «cupola dei sei», un’organizzazione criminale che, secondo gli inquirenti, gestiva gli affari del clan Rizzuto, mafia italiana (nel caso specifico, agrigentina) nel Canada.

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