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Il sindaco Decaro
«Via Sparano che cambia
è memoria e futuro»

 
Rita Schena

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Rita Schena

bari via sparano

Giovedì 26 Maggio 2016, 15:19

Sindaco, ma a lei quelle palme piacciono?
«Non credo che il problema sia legato ad un mero fatto estetico in una città che per molti anni ha detenuto il primato negativo, tra le grandi città italiane, del più basso rapporto tra dotazione di verde e numero di abitanti. La vegetazione assolve a funzioni indispensabili per l'ecosistema urbano: la produzione di ossigeno, la scomposizione dell'anidride carbonica, la termoregolazione ed altro ancora. Ma non è certamente il caso delle 24 palme di via Sparano che furono sistemate lì temporaneamente come elementi di arredo urbano e, soprattutto, come dissuasori dell'attraversamento carrabile. Dico questo perché sembra che il dibattito che si è sviluppato in questi giorni, certamente interessante, se limitato al dettaglio delle palme rischia di apparire eccessivo. Fatta questa dovuta premessa: certo che mi piacciono le palme e non smetteranno di piacermi quando saranno reimpiantate nel giardino sotto la muraglia o nelle aiuole di corso Vittorio Emanuele».

E il progetto di Guendalina Salimei le piace?
«Quel progetto ha vinto nel 2007 un concorso europeo di progettazione al quale hanno partecipato ben 50 gruppi di professionisti e la selezione è stata affidata ad una commissione di esperti e docenti universitari autorevoli. Inoltre all'epoca fu avviato anche un percorso di partecipazione e consultazione con la esposizione dei progetti in sala Murat. Le dirò di più, nei cinque migliori progetti selezionati nessuno prevedeva il mantenimento delle palme. Il progetto dell’architetto Salimei racconta la storia di via Sparano, attraverso la realizzazione dei salotti tematici, quello della musica, quello letterario, ed altri, esaltando la vocazione e l'anima di quegli elementi commerciali e architettonici che, nel corso del tempo, hanno rappresentato l’identità di Bari. Detto questo, credo che anche all’attuale progetto si possano apportare delle migliorie, oltre quelle già previste in questi mesi grazie al confronto con i cittadini e con i commercianti. Per esempio abbiamo potenziato la presenza di installazioni verdi in tutte le intersezioni stradali, abbiamo aumentato il numero delle sedute, prevedendo anche quelle con le spalliere, e, soprattutto, abbiamo predisposto una rete di infrastruttura tecnologica per la videosorveglianza e il potenziamento dell’illuminazione pubblica».

Il suo primo ricordo di via Sparano, bambino, studente...
«Chiunque pensa a via Sparano pensa alla strada dei desideri. Sin da quando ero piccolo ci passeggiavo con i miei genitori ed era un’attrazione continua. Del resto questo chilometro di vetrine una a fianco all'altra ha rappresentato il luogo dove la vocazione mercantile della città si concretizzava in tutto il suo splendore. Via Sparano è stata anche, per quelli della mia generazione, il luogo di ritrovo e di incontro delle comitive».

Crede che queste contestazioni siano un fatto prettamente politico? O i baresi sono abituati a criticare a prescindere?
«Quando decisero di chiudere al traffico veicolare la via io ero nato tre anni prima e le cronache raccontano di un intervento molto contestato e profondamente avversato dai commercianti. Per diversi anni quella strada è rimasta solo chiusa al traffico. Agli inizi degli anni 90, in attesa di un progetto di pedonalizzazione e riqualificazione, l'Amministrazione decise di inserire degli elementi di arredo urbano cioè i vasconi con le palme. Anche in quel caso ci furono delle contestazioni. Oggi abbiamo una strada uguale a quella carrabile del 1973 con i marciapiedi con mattonelle di forma e colore diverso tra loro e i pali della luce uguali a quelli della tangenziale. È ovvio che questo non è più possibile per una città che come Bari sta facendo un percorso virtuoso e di prospettiva. Le contestazioni o le opinioni dei cittadini sono legittime perché la città appartiene a tutti ed è giusto che ognuno possa esprimere la propria opinione sul futuro della città. Anzi, credo questo confronto ci faccia bene perché è espressione di una città viva, che partecipa, che ha cura dei suoi luoghi. Ovviamente il compito di un amministratore è differente, perché deve saper ascoltare ma poi decidere perché un sindaco ha la responsabilità di accompagnare la comunità verso il futuro. Ogni innovazione porta con se una contestazione, è la logica della dialettica che fa emergere la sintesi e quindi la crescita. Circa le strumentalizzazioni politiche, credo che i baresi siamo persone molto intelligenti e capaci di non farsi utilizzare da nessuno. Soprattutto da quelli, come dice un comico, che pensano che la maniera migliore per avere successo in politica sia trovare una folla che sta andando da qualche parte e mettercisi davanti». (red. cro.)

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