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Il caso Natalicchio spacca
pure Sinistra italiana

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

paola natalicchio

L'ipotesi di una sfida a Fratoianni per la segreteria nazionale di Si

Domenica 08 Maggio 2016, 09:40

09 Maggio 2016, 09:15

bariDalle dimissioni da sindaco di Molfetta a una partita che potrebbe portarla ad un ruolo politico nazionale in Sinistra Italiana, la nuova «cosa» di sinistra nata sulle ceneri di Sel. Paola Natalicchio ha già garantito che stavolta non tornerà sui suoi passi, ritirando le dimissioni come ha fatto nel luglio scorso. Ed il retroscena è appunto questo: con ogni probabilità la giornalista molfettese si prepara a candidarsi per la segreteria di Si, in aperta contrapposizione con il leader «vendoliano» Nicola Fratoianni.
Il tema è emerso venerdì, quando all’assemblea regionale fondativa di Sinistra Italiana si è notata proprio l’assenza della Natalicchio. La 35enne precaria molfettese ha preferito Milano, dove insieme alla terlizzese Cristina Tajani (assessore uscente di Pisapia) ha partecipato ad una manifestazione elettorale a sostegno del candidato Beppe Sala: c’era, tra gli altri, anche l’ex dirigente regionale Annibale D’Elia. Alle prossime amministrative di giugno, Milano è l’unica grande città in cui il centrosinistra si presenta unito dopo le primarie, anche se nei fatti gli ex Sel sosterranno il candidato Basilio Rizzo.
La circostanza non è neutra. Natalicchio, che ha radici politiche nel Pd (al congresso fu tra i sostenitori di Renzi), va iscritta alla corrente «accordista» del movimento ex vendoliano, quella che fa capo al vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio. Un’area politica che ritiene di dover collaborare con il Pd, e che per la segreteria nazionale puntava proprio su Pisapia. Il sindaco uscente di Milano, però, non è disponibile. Ed ecco che è nata l’ipotesi Natalicchio.
La corrente politica prevalente in «Si» è però quella «frondista» che fa capo a Fratoianni, considerato in qualche modo l’erede di Vendola. È l’area che ritiene di doversi allontanare dal Pd, e che alle prossime amministrative mira a dimostrare che senza gli ex comunisti non si può vincere. In Puglia è ovviamente questa la linea, come dimostrano ad esempio gli strali rivolti al sindaco di Bari, Antonio Decaro, all’indomani dell’accordo tra Ap e Realtà Italia che ha di fatto aperto le porte della maggioranza al partito del senatore Massimo Cassano. La corrente «accordista», invece, in Puglia non esiste o quasi. E del resto nelle sue interlocuzioni politiche Natalicchio ha sempre guardato molto in alto: quando a luglio 2015 si scatenò la lite con il Pd che porto alle prime dimissioni, fu Debora Serracchiani - tramite Decaro - a minacciare il commissariamento del Pd molfettese se i consiglieri comunali non fossero rientrati nei ranghi.
Stavolta però è tutto molto diverso. Guglielmo Minervini, l’ex assessore regionale che su Molfetta è riferimento politico di «Si», ha ormai rapporti tesi con Natalicchio. E l’ipotesi di un patto di fine legislatura (alle elezioni mancherebbe un anno e mezzo) non è considerata percorribile nemmeno dallo stesso Pd che, in prima battuta, aveva lanciato segnali distensivi.
Il percorso pugliese di Sinistra Italiana è invece tutto da costruire. Per ora al nucleo storico degli ex Sel, depurato dai tanti cacciatori di poltrone (sparito Vendola, spariti loro) si sono aggiunti Minervini, gli ex assessori Angela Barbanente e Tommaso Fiore e una leva di giovani provenienti dalle associazioni universitarie: è stata costituita la segreteria e si lavora al programma. Anche per il partito pugliese il congresso è previsto a dicembre. [m.s.]

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