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Queste tre associazioni (alcune fra le più note in Italia) sono però una goccia nel mare del Sostegno a Distanza (SAD) e attualmente, tutte insieme, hanno poco più di 20 mila casi attivi di SAD. Il panorama italiano, hanno osservato i loro rappresentanti, nel corso di una conferenza stampa a Milano, è enormemente frammentato in un gran numero di associazioni e parrocchie, ognuna delle quali fa da sè e con criteri diversi.
Proprio le cifre enormi del giro d'affari, che hanno sorpreso le stesse organizzazioni promotrici, hanno indotto il Coresad a darsi come obiettivo l'elaborazione di «un sistema normativo che disciplini, orienti e garantisca in tutta la sua ampiezza il fenomeno del Sostegno a Distanza (SAD) attraverso norme legislative e regolamentari, sia a livello nazionale che regionale e locale. Un documento strategico che esprima principi etico-politici portanti, in modo da delineare un modello anche culturale di Sostegno a Distanza, a tutela sia del donatore che dei destinatari».
Per far questo Coresad si è dotato di un Comitato scientifico composto da docenti universitari, esperti di diritto e di economia e rappresentanti del Parlamento quali Dorina Bianchi (commissione parlamentare infanzia) e Maria Burani Procaccini (commissione affari esteri e commissione infanzia). Segretario è Massimo Zortea, presidente del VIS.
L'indagine Eurisko, fatta su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, ha aperto uno spiraglio di luce su un'attività dalle dimensioni non immaginate: il 97% degli italiani dichiara di conoscere il fenomeno del Sostegno a Distanza e il 50% si dice seriamente disposto ad aderire a progetti di SAD. Ma il dato che ha indotto il Coresad a credere maggiormente nella missione che si è data è che di quel 50% (23 milioni) che non ha intenzione di aderire, il 18% motiva il suo atteggiamento con la sfiducia nel fatto che i soldi arrivino effettivamente al beneficiario. «Abbiamo dato vita al Coresad - ha detto Zortea - perchè crediamo sia giunto il momento di tradurre una esigenza di serietà e rispetto reciproco in regole semplici e uguali per tutti. Una esigenza di trasparenza utile a tutti e quattro gli attori in gioco, che sono il donatore, l'organismo promotore, la controparte locale e la comunità destinataria».