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Brindisi, furti e rapine a imprenditori eolico 16 della Scu in manette Boss dava ordini dal carcere Tutti i nomi degli arrestati

 
Brindisi, furti e rapine a imprenditori eolico 16 della Scu in manette Boss dava ordini dal carcere Tutti i nomi degli arrestati

Mercoledì 19 Settembre 2012, 08:25

03 Febbraio 2016, 01:36

BRINDISI – Estorsioni, furti e rapine agli imprenditori del fotovoltaico e dell’eolico: è così che avrebbe fatto affari un clan della criminalità organizzata salentina, nei confronti del quale 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere, chieste dalla distrettuale antimafia di Lecce, vengono eseguite in queste ore dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi. 

L’operazione, chiamata 'Helios', trae origini da indagini, compiute nel Brindisino, che avrebbero accertato l’esistenza di una presunta associazione di stampo mafioso, secondo gli investigatori legata al clan Buccarella della Sacra corona unita e impegnata principalmente nel racket nei confronti di almeno sette imprenditori che stavano realizzando nell’area salentina impianti per l’energia solare o eolica. I reati contestati nei provvedimenti restrittivi sono di associazione per delinquere di tipo mafioso e, a vario titolo, di estorsione, danneggiamento, furto, con l’aggravante del metodo mafioso. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip Alcide Maritati su richiesta del pm Alberto Santacatterina.

Ci sono anche imprenditori «collusi» con l’organizzazione di tipo mafioso smantellata oggi nel brindisino dedita alle estorsioni nei confronti di aziende che svolgono attività legate alle installazioni di fonti rinnovabili di energia. È quanto emerge dalle indagini. 

Non solo vittime, quindi, come i sette imprenditori 'taglieggiatì dalla banda, ma anche 'collusì. Secondo il giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati che ha firmato i provvedimenti restrittivi «alcuni titolari di attività imprenditoriali avrebbero svolto un ruolo di congiunzione tra le imprese aggiudicatarie e l’associazione mafiosa, quali 'garantì nei confronti di quest’ultima, e infine esigendo di ottenere l’assegnazione di lavori in subappalto a chi ne aveva lecitamente ottenuta l’aggiudicazione». 

I presunti taglieggiatori avevano paragonato il proprio ruolo – stando a quanto riportato nel provvedimento – a quello svolto in Sicilia da Cosa Nostra. Ma non è soltanto di soldi che necessitava l’organizzazione, ma anche di posti di lavoro e di incarichi per le proprie aziende di fiducia. Le opere nei parchi eolici e fotovoltaici andavano svolti «da altre persone che pagano la protezione». La sorveglianza veniva assicurata, in cambio di soldi. «Due, tre, quattro, cinquemila euro» al mese. Pagamenti dilazionati. I furti e i danneggiamenti venivano effettuati prima della richiesta in denaro, per convincere gli imprenditori della necessità di affidarsi a qualcuno per la sorveglianza.
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