I pannelli fotovoltaici di produzione cinese sequestrati al porto di Taranto perchè dichiarati in importazione definitiva, scontando un’aliquota Iva del 10% invece di quella dovuta del 20%, erano destinati ad essere installati in un complesso industriale di Fano. I rappresentanti legali della società avevano attestato falsamente che i pannelli erano destinati alla installazione diretta di impianti fotovoltaici. A completamento dell’opera, la centrale realizzata avrebbe dovuto erogare una potenza elettrica nominale pari a 13,5 megawatt.
Il carico, costituito da 19.656 pannelli fotovoltaici stipati all’interno di 39 container, era stato importato da una società di commercializzazione che ha sede a Milano, appartenente ad un gruppo societario con sede a Nantong (Cina), che ha costituito cinque società italiane, una delle quali destinata ad operare in Puglia quale 'project company'. Secondo la normativa vigente, tuttavia, la società 'Puglia' non poteva essere considerata il destinatario finale dei pannelli fotovoltaici perchè gli stessi erano oggetto di una successiva fornitura alla società installatrice, attuale titolare dell’impianto fotovoltaico.