Sabato 06 Settembre 2025 | 18:51

Bari, usò i mezzi dell'Amiu per pulire il cantiere di un amico: D'Addario condannato a tre anni. Rischia decadenza da Sanitaservice

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

«D'Addario chiese all'Amiu di ripulire gratis il cantiere»

Fabrizio D’Addario

L'accusa di peculato per un altro dei fedelissimi di Emiliano: dovrà anche risarcire l'azienda comunale

Martedì 29 Ottobre 2024, 20:19

30 Ottobre 2024, 09:05

BARI - Lo smantellamento di un campo rom abusivo con mezzi Amiu in un cantiere edile privato, nel quartiere Picone, è costato - a distanza di 8 anni - una condanna per peculato a 3 anni di reclusione, oltre alla interdizione perpetua dai pubblici uffici, a Fabrizio D’Addario, attuale amministratore unico della Sanitaservice Asl Bari. La vicenda risale al 2016, quando D’Addario era direttore generale dell’Amgas. Ma la storia non riguarda Amgas, bensì un’altra società partecipata del Comune di Bari, l’Amiu. D’Addario, cioè, avrebbe fatto da intermediario tra Amiu e l’imprenditore barese Nicola Mininni perché venissero rimossi rifiuti ingombranti, residui di un campo rom abusivo, dal cantiere in viale Pasteur dove la ditta dell’imprenditore, la Mi.Edil., doveva realizzare un complesso residenziale.

Oltre D’Addario (difeso dall’avvocato Michele Laforgia) e lo stesso Mininni (difeso da Filiberto Palumbo), è stato condannato a tre anni pure Nicola Ferrara (all’epoca caposquadra di Amiu, assistito da Piero Nacci Manara). Assolto «per non aver commesso il fatto» Antonio Ventrella (avvocato Nicola Martino), capo area servizi esterni di Amiu.

Secondo la pm Luisiana Di Vittorio - che aveva chiesto per tutti la condanna a 3 anni e 6 mesi - gli imputati avrebbero effettuato con mezzi e personale Amiu diverse operazioni di ritiro e smaltimento di rifiuti ingombranti provenienti dal cantiere di Mininni, senza emettere regolare fattura. Il peculato sarebbe cioè consistito nell’aver «approfittato» per quattro giornate lavorative, dal 29 aprile al 29 maggio 2016, di due mezzi scarrabili, un mezzo ribaltabile, una pala meccanica, un mezzo «ragno», cinque autisti e due manovali per la raccolta e il successivo trasporto in discarica di almeno 11.280 kg di rifiuti. In questo modo, ritiene la Procura, gli imputati si sarebbero appropriati di risorse pubbliche per 8mila euro, corrispondenti alla somma che la ditta di Mininni avrebbe dovuto corrispondere per quel servizio. L’inchiesta era nata da un altro procedimento a carico di D’Addario, finito poi con l’archiviazione: l’allora direttore generale Amgas era intercettato e, parlando al telefono, emerse l’episodio della rimozione dei rifiuti dal cantiere edile di Mininni. D’Addario, cioè, si sarebbe attivato per far mettere a disposizione gratuitamente uomini e mezzi Amiu dell’impresa di Mininni, anche se una fattura di circa 500 euro è stata emessa e pagata mesi dopo. Nei confronti dei tre imputati condannati, «interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e incapaci in perpetuo di contrarre con la pubblica amministrazione», è stata anche disposta la confisca di 9mila euro, equivalente al profitto del reato. I tre sono stati infine condannati a pagare la stessa somma ad Amiu a titolo di riparazione pecuniaria. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra 90 giorni.

Il reato di peculato rientra tra quelli per i quali la legge Severino prevede il divieto di ricoprire incarichi pubblici. Essendo amministratore di Sanitaservice Asl di Bari, D’Addario è tenuto a comunicare la condanna: questo potrebbe portare alla decadenza del contratto. D’Addario è anche tra i nove idonei alla nomina a direttore generale della Asl, nomina che a questo punto diventa inconferibile.

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