BARI - A 11 mesi dall’arresto torna libero Donato Mottola, arrestato a Santo Stefano per le tangenti pagate all’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario. L’imprenditore di Noci era finito ai domiciliari tre giorni dopo l’arresto in flagranza dell’ex dirigente regionale (beccato mentre incassava una tangente di 10mila euro) e, nel frattempo, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione per cinque appalti da 2,5 milioni ottenuti - in assenza di requisiti - dalla Regione.
La revoca dei domiciliari, sostituiti con l’obbligo di dimora a Noci, è stata infatti disposta dal Tribunale di Bari (Prima sezione, presidente Marrone), che ha accolto l’istanza degli avvocati Giovanni Bruno e Maurizio Tolentino nonostante il parere negativo del procuratore aggiunto Alessio Coccioli. La difesa ha valorizzato l’atteggiamento collaborativo di Mottola, che ha confermato di aver consegnato a Lerario, il 22 dicembre 2021, una confezione contenente 20mila euro nascosti in un pacco di carne («La mazzetta nella manzetta» dell’intercettazione con la moglie), rendendo poi altre dichiarazioni sui rapporti con Lerario e - nel frattempo - lasciando tutte le cariche nell’azienda Dmeco Engineering.
A luglio il gip aveva detto «no» alla revoca della misura cautelare. Il Tribunale stavolta ha invece valorizzato il «lungo lasso di tempo decorso a far data dall’applicazione della misura», e ha «valutato favorevolmente l’atteggiamento processuale collaborativo assunto dal Mottola, indice dell’avvio di un processo di resipiscenza rispetto alle condotte assunte». Il processo nei confronti di Mottola riprenderà il 12 gennaio. I due coindagati, Lerario e l’altro imprenditore Luca Leccese, hanno invece optato per il rito abbreviato: per loro il processo comincerà il 23 febbraio davanti al gup Alfredo Ferraro. La decisione che riguarda Mottola, almeno in linea di principio, apre le porte a una identica richiesta di scarcerazione da parte di Lerario.