TARANTO - Sanità territoriale o di prossimità che dir si voglia. È questa la parola chiave del modello dell’Asl di Taranto a medio - lungo termine. In realtà, basti pensare a Massafra, questo sistema è già attuato e operativo. In questo contesto, dunque, si inserisce il dibattito sul futuro del «SS. Annunziata». Quali attività e quali servizi verranno garantiti nella struttura di via Bruno a Taranto? La domanda, è inutile negarlo, assume un peso specifico ancora maggiore alla luce della costruzione del nuovo ospedale, il «San Cataldo», che però è in un limbo. Non a caso, domani in commissione regionale Bilancio, ci sarà l’ennesima audizione a cui dovrebbe partecipare l’assessore regionale alla Salute, Rocco Palese. Come è ormai noto, le opere edili dovrebbero concludersi entro fine novembre, ma non c’è ancora alcuna certezza sul canale finanziario da individuare per reperire i 105 milioni di euro necessari per l’acquisto delle apparecchiature mediche. Situazione che potrebbe, nella peggiore delle ipotesi, portare ad uno stallo o ad un allungamento dei tempi effettivi di operatività della struttura facendoli slittare, considerando i tempi per le procedure di gara e per l’acquisto dei macchinari, sino al primo trimestre del 2024.
Sin qui, il «San Cataldo» tra prospettive e dubbi. E il «SS. Annunziata»? Il direttore generale dell’Asl, Gregorio Colacicco, contattato dalla Gazzetta, ricorda di aver «già presentato, facendo leva sulle risorse messe a disposizione dal Pnrr, delle schede per attivare due ospedali di comunità e due case di comunità. Del resto - osserva Colacicco - l’abbiamo già fatto per la provincia e non avremmo potuto ignorare il capoluogo, ovviamente. Ma non solo. Per noi - aggiunge - è davvero molto importante la sanità territoriale e il futuro sviluppo della telemedicina e, per questo, all’interno del “SS. Annunziata” potrebbero essere istituiti due Centri operativi territoriali in cui i medici di medicina generale possano, operando in equipe tra loro, garantire assistenza 7 giorni su 7. E, infine, ma è in fase di studio, appena entrerà in funzione il “San Cataldo”, in quello che attualmente è l’ospedale di Taranto e che ha 416 posti letto, dovremmo anche realizzare - fa sapere il direttore generale dell’Asl di Taranto - un centro di ricerca per i tumori oncologici e una residenza sanitaria riabilitativa per assistere persone con patologie che presentano un alto livello di complessità (R1)».
Riepilogando, quindi, nello scorso maggio, era stato approvato dalla giunta della Regione Puglia il documento programmatico che aveva dato il via libera agli investimenti per la medicina di prossimità con le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr Sanità Missione 6) e per il sostegno, in particolare, alla rete assistenziale territoriale, ovvero Case di comunità, Ospedali di comunità e Centrali operative territoriali (Cot) in tutta la Puglia.
In particolare, la Asl di Taranto gestirà una dotazione finanziaria di circa 56 milioni di euro e servirà per 17 Case di comunità, 4 Ospedali di comunità, 6 Centrali operative territoriali. Nello specifico, gli Ospedali di comunità saranno 4, ma altri due, uno a Taranto e l’altro a Manduria, verranno finanziati con altre risorse. Le Case di comunità sorgeranno a Taranto, Massafra, Ginosa, Martina Franca, Laterza, Grottaglie, Mottola, San Marzano di San Giuseppe, Maruggio, Crispiano, Manduria, Sava, Palagiano, San Giorgio Ionico, Pulsano e Torricella, mentre a Talsano la Casa di comunità sarà finanziata con altre risorse. Le centrali operative territoriali (Cot), invece, saranno assegnate a Taranto, Ginosa, Massafra, Martina Franca e Manduria. La realizzazione delle strutture è prevista entro il 31 dicembre 2026.