BARI - L’appalto per l’ospedale covid della Fiera del Levante è stato aggiudicato anche sulla base delle migliorie offerte dalle imprese vincitrici. Lavori ulteriori rispetto al progetto a base di gara, valutati in 1,27 milioni di euro. Eppure, secondo la relazione predisposta dal nuovo responsabile del procedimento Roberto Polieri (subentrato al collega Antonio Mercurio che - insieme all’ex dirigente della Protezione civile, Mario Lerario - è indagato dalla Procura di Bari per turbativa d’asta e abuso d’ufficio), ci sarebbero gravissime irregolarità nelle procedure al punto tale che dai documenti non è nemmeno possibile capire se quelle opere aggiuntive siano state effettivamente realizzate. Tutti elementi che però, secondo il governatore Michele Emiliano, non minano la funzionalità della struttura: «Ancora oggi il reparto covid della Fiera - dice il presidente della Regione - svolge una funzione insostituibile nella cura di coloro che si ammalano, ed ha salvato nel periodo del suo funzionamento centinaia di vite di pugliesi e anche di cittadini arrivati da altre regioni. Su questo non ci sono dubbi».
I dubbi infatti riguardano le procedure di appalto. La relazione di Polieri (di cui la «Gazzetta» ha dato conto ieri), si conclude ritenendo «non collaudabile» l’ospedale covid costato alla fine circa 25 milioni di euro. È per questo che il nuovo Rup ha annullato il collaudo effettuato a marzo 2021, poco prima dell’apertura, da una commissione di tre ingegneri che alcune settimane fa hanno presentato le dimissioni in blocco: oltre ai problemi contabili non rilevati e non chiariti, secondo Polieri i collaudatori avrebbero omesso una serie di verifiche sugli impianti a partire da quelli dei gas medicali. «La messa in esercizio dei reparti - è detto nella relazione prontamente trasmessa alla Guardia di Finanza - è stata condizionata all’acquisizione, successivamente all’emissione del collaudo tecnico, dei certificati di verifica statica delle strutture realizzate, collaudi tecnici funzionali delle apparecchiature elettromedicali e collaudi funzionali degli impianti realizzati». Certificati che, però, non sono mai stati rilasciati. Il tema che si intreccia in maniera più stretta con le indagini in corso da parte della Procura di Bari è quello delle migliorie. L’ospedale ha 152 posti letto attrezzati per terapia intensiva e semi-intensiva, cui sono state aggiunte, grazie all’offerta presentata dall’Ati vincitrice (Cobar-Item Oxygen di Altamura) alcuni elementi aggiuntivi tra cui anche le sale operatorie. Il computo metrico del progetto esecutivo prevedeva opere per 9,4 milioni da cui - annota Polieri - sono state effettuate «alcune detrazioni relative alle offerte migliorative» per 1,27 milioni, e sono stati sommati altri 8,8 milioni di opere aggiuntive ordinate e pagate dalla Regione. Lavori su cui però - scrive il nuovo Rup - «non risulta una verifica puntuale», dal momento che «non si ha evidenza» nemmeno della «effettiva realizzazione di tali opere migliorative/aggiuntive».
Anche il nuovo Rup (che ha relazionato a marzo, prima del decreto Ucraina di Draghi) ritiene che l’ospedale covid non possa rimanere in Fiera. «In mancanza di un provvedimento espresso di carattere straordinario», nel frattempo intervenuto (le autorizzazioni sono state prorogate fino al 31 dicembre), «non è legittimato l’utilizzo della struttura prefabbricata adibita a reparti ospedalieri» e «dovranno essere attivate le procedure per lo smantellamento». La chiusura dovrebbe avvenire entro fine mese, in coincidenza con l’azzeramento dei ricoveri che consentiranno di gestire la pandemia con gli ospedali ordinari.
Emiliano conferma che la Regione sta collaborando alle indagini sugli appalti della Protezione civile. «Stiamo cercando e scoprendo - dice - nuovi elementi da fornire agli inquirenti. Non posso che essere orgoglioso dei dirigenti regionali ai quali in esclusiva spetta questo compito, non avendo la politica questa funzione. Un lavoro encomiabile, che riscatta tutti i dirigenti onesti della Regione, che svolgono il loro compito rimanendo fedeli e alla costituzione e alla legge». Le questioni tecniche e quelle penali, secondo il governatore, «nulla hanno a che vedere con la essenzialità di quel reparto, che peraltro ha consentito al Policlinico di Bari di non essere nuovamente riconvertito alla cura del covid, evitando così di allungare ulteriormente i tempi di cura e diagnosi di tutte le altre patologie che erano state gravemente dilatati della chiusura dei reparti ordinari». L’indagine del procuratore Roberto Rossi e dell’aggiunto Alessio Coccioli riguarda al momento numerosi appalti gestiti da Lerario (arrestato il 23 dicembre per tangenti), e coinvolge più di 10 persone tra tecnici e imprenditori.