«Vogliamo chiarimenti dal ministro Bianchi» chiedono i sindacati. «Vogliamo chiarimenti dal ministro Bianchi» chiedono i presidi. A cinque giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’unico aspetto positivo del Dl 24/2022 pare essere che è riuscito a mettere d’accordo tutto il mondo scuola, nell’avversarlo.
All’articolo 8, infatti, stabilisce che resta l’obbligo vaccinale per gli insegnanti sino al 15 giugno, però dal 1° aprile i presidi non potranno impedire a maestri e professori no vax l’ingresso in istituto, salvo l’obbligo, in capo agli stessi dirigenti, di destinarli a mansioni che non li mettano a contatto diretto con gli alunni. Ma quali «mansioni»? E come evitare demansionamenti e conseguenti cause legali? Inoltre, per sostituire i 3.812 docenti no vax potenzialmente interessati (2.677 di ruolo e 1.135 non di ruolo), nel Dl ci sono i 29 milioni di euro necessari per i supplenti che dovranno sostituirli fino al 30 giugno, ma la metà di quel malloppo viene dal Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, cioè dai soldi che servivano per il rinnovo del contratto di tutti, inclusi i docenti che si sono sottoposti a tutte e tre le dosi di vaccino.
Paolino Marotta, presidente Andis-Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, osserva che «all’interno di un’organizzazione complessa come la scuola, non si possono definire in pochi giorni ruoli o funzioni di supporto organizzativo-didattico indipendentemente dalle competenze possedute dai docenti interessati e comunque in aggiunta alle funzioni già conferite con l’organico di potenziamento». «Ci troveremmo da una parte i supplenti confermati sulle classi e, dall’altra - sottolinea - i titolari non vaccinati destinatari di incarichi o funzioni di supporto a questo punto marginali nell’ambito dell’organizzazione scolastica».
Per Claudio Menga, segretario regionale Flc Cgil, «il Dl 24 introduce un principio di discriminazione tra il personale la cui motivazione è incomprensibile se non alla luce di una logica di risparmio. Infatti consente le sostituzioni solo nel caso del personale docente non vaccinato e non le consente invece per il personale Ata che comunque svolge attività di assistenza alla didattica nei laboratori, nelle palestre, nella scuola dell’infanzia, nelle mense e agli alunni con disabilità». Menga contesta la sottrazione dei 29 milioni dal «fondo di istituto e quindi sottraendo risorse al salario accessorio del personale scolastico». «Per questi motivi - conclude - la Flc Cgil di Puglia chiede che il Ministro (Patrizio Bianchi; ndr) dia un immediato segnale di sospensione dell’efficacia del decreto fino a chiarimento su queste misure sbagliate, discriminatorie e difficilmente gestibili».
Roberto Calienno, segretario Cisl Scuola Puglia, ritiene questa legge «piena di ambiguità. Innanzitutto non si capisce con coloro i quali sono stati già sospesi cosa accade. Dovrebbero essere richiamati? O è interrotta la sospensione? Poi crea disparità tra chi si è sottoposto a vaccinazione, magari pur avendo problemi, e chi no. E poi i lavoratori fragili? Non vengono prorogate le norme che dovevano tutelarli, mentre per i no vax si dice che devono essere utilizzati per altre mansioni, ma non c’è nulla sulla proroga dei contratti ai loro supplenti. E tutto ciò – conclude - avviene a due mesi dalla fine dell’anno scolastico».
Anche Calienno chiede «chiarimenti immediati» dal ministero «e parità di trattamento per tutti i docenti. Anche perché per la Cisl resta l’obbligo vaccinale una priorità. Né può sfuggire che c’è una fase di recrudescenza del virus. Chiediamo delle tutele per i fragili, che non sono proprio contemplati nel Dl. Chiediamo chiarimenti sui sospesi precedentemente e su quelli che dovrebbero essere sospesi e non lo saranno. Non si capisce quali altre attività dovrebbero svolgere i reintegrati e non si comprende perché questo regime non vale poi per gli Ata, mentre noi chiediamo parità di trattamento per tutti».