La protesta degli autotrasportatori ha radici in un malcontento profondo e in alcune ottime ragioni economiche. Ma sulle strade potrebbe esserci qualcuno che sta soffiando sul fuoco, con finalità non ancora chiare. L’allarme lanciato alcuni giorni fa dal Viminale è stato raccolto anche a Bari, dove il prefetto ha convocato una riunione ristretta del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. All’ordine del giorno appunto l’analisi della situazione registrata su statali e autostrade, dove le forze dell’ordine stanno monitorando - in maniera discreta - ciò che accade nei raduni «spontanei» dei camionisti.
Nei giorni scorsi i Servizi hanno segnalato una chat su Telegram dove fino ad alcuni giorni fa si discuteva di vaccini e veniva duramente attaccato il sistema dei green pass. In questo ritrovo adesso si parla di autotrasporto e della guerra in Ucraina. Tra i partecipanti più attivi ci sono un manipolo di baresi, ben noti alle forze dell’ordine, che sembrerebbero essere gli animatori della protesta nonostante non risultino nemmeno possedere la patente di guida per i mezzi pesanti. Uno di loro ha lanciato l’appello per il raduno tenuto lunedì sulla statale 16 in un benzinaio all’altezza di Foggia: «Si tratta - ha scritto - del primo convoglio della Libertà italiano che si sta diffondendo per ora al centro sud contro il caro benzina e la dittatura sanitaria. Dobbiamo farlo espandere in tutta la nazione».
A chi tiene sotto controllo i fiumi sotterranei della protesta non è sfuggita la linea rossa che, partendo dai vaccini, è arrivata al caro benzina e alla protesta degli autotrasportatori. Gli uomini sono più o meno sempre gli stessi. E fanno riferimento ad un’area politica (meglio: a movimenti) ben identificabili e molto vicini all’estrema destra. Nulla di nuovo, insomma, se si pensa che la Procura di Bari ha da tempo aperto un fascicolo che illumina proprio questo underground neo-fascista.
Nel frattempo però i problemi crescono. Amiu Puglia, che gestisce due impianti Tmb a Bari e Foggia dove conferiscono numerosi Comuni della Puglia settentrionale, ha segnalato ieri che in conseguenza dei blocchi stradali gli impianti di biostabilizzazione non sono più raggiungibili. «Esaurite tutte le possibili volumetrie di stoccaggio - ha avvertito la società - si arriverà per paralisi dell’intera filiera al fermo attività dei due impianti». I rifiuti, insomma, rischiano di rimanere per strada.