BARI - La realizzazione dell’ospedale covid in Fiera del Levante è (effettivamente) avvenuta a tempo di record, rispettando le scadenze contrattuali. Ma a due mesi dall’arresto in carcere dell’ex capo della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, che di quella procedura è stato il deus ex machina, la Procura di Bari sta lavorando su una pista che rende un po’ più chiara l’accusa di turbativa d’asta e di turbata libertà degli incanti: chi ha lavorato sul cantiere dell’ospedale era così certo di vincere l’appalto da aver pre-avvertito i subappaltatori.
I nuovi accertamenti riguardano infatti una decina di ditte, con sede prevalentemente nelle zone di Acquaviva, Noci e Altamura, che hanno effettuato lavorazioni secondarie o forniture per il cantiere della Fiera del Levante. Alcuni piccoli imprenditori sono stati ascoltati come testimoni dalla Finanza, e avrebbero confermato una circostanza già emersa nei mesi scorsi: ovvero che erano stati preallertati con largo anticipo rispetto alla necessità di effettuare gli ordini dei materiali necessari a completare i lavori. Per esempio: all’epoca (gennaio 2021) le consegne di un determinato materiale necessario ad allestire le pareti mobili dell’ospedale richiedevano circa 90 giorni. Il relativo ordine sarebbe stato effettuato ancora prima della pubblicazione del bando della Protezione civile, tanto che la Regione aveva - per qualche strano motivo - anche acquisito le copie dei preventivi dalle stesse imprese che poi sarebbero state chiamate come subappaltatori.
L’appalto per l’ospedale «Grandi emergenze» della Regione è stato vinto dalla Cobar di Altamura (in Ati con la Item Oxygen) al termine di una gara a inviti cui ha preso parte solo un’altra società: pur avendo offerto il prezzo più alto (8,3 milioni a fronte di una base d’asta di 8,46 milioni) l’impresa pugliese ha vinto grazie a una valutazione migliore sulla qualità (nella commissione c’era, irritualmente, lo stesso Lerario). Il costo dell’opera è poi lievitato ufficialmente a 18,9 milioni, per via di cinque ordini di servizio firmati dal Rup, Antonio Lerario (indagato e nel frattempo sostituito) che hanno autorizzato opere inizialmente non previste come ad esempio i bagni costati da soli 2 milioni. Il conto finale è però molto più alto, perché nei mesi successivi alla conclusione dei lavori Lerario ha autorizzato ulteriori spese (dall’allestimento di una reception ai parcheggi, dall’acquisto di altre attrezzature fino alla manutenzione) per diversi milioni di euro.
L’indagine della Procura di Bari, coordinata dal procuratore Roberto Rossi e dall’aggiunto Alessio Coccioli, riguarda da un lato la corruzione (le due mazzette con cui Lerario è stato sorpreso quasi in flagranza) e dall’altro le irregolarità negli appalti della Protezione civile. A partire, appunto, da quello dell’ospedale della Fiera. Il 7 febbraio la Finanza ha effettuato perquisizioni nelle sedi della Cobar e di altre imprese coinvolte nei lavori: si è così appreso che il procuratore della Cobar, Domenico Barozzi, 31 anni, è indagato per concorso in turbata libertà del procedimento (la costruzione sartoriale di un bando di gara). I militari hanno anche sequestrato l’iPhone e l’iPad del patron dell’impresa altamurana, Vito Barozzi, che allo stato non risulta indagato. Dopo le perquisizioni la Cobar ha respinto seccamente l’accusa di aver commesso qualunque tipo di irregolarità: «È fuori discussione - secondo il professor Vito Mormando, avvocato di Domenico Barozzi - che l’opera che è stata realizzata secondo le indicazioni contenute nell’appalto, in tempi rapidissimi e con il più elevato standard qualitativo».
Oltre alla turbativa, alcuni degli indagati (tra cui Mercurio e Lerario) rispondono anche di falso ideologico: l’ipotesi è in questo caso che abbiano attestato falsamente le condizioni necessarie a ricorrere alle procedure semplificate previste nei casi di emergenza. Le stesse verifiche effettuate internamente dalla Regione hanno infatti accertato irregolarità formali, a partire dal progetto posto a base di gara che sarebbe stato carente tanto da richiedere poi integrazioni fatte a colpi di ordini di servizio. Ulteriori irregolarità riguarderebbero altri affidamenti effettuati da Lerario in carenza di presupposti piuttosto che senza rispettare le procedure (ci sono parecchi contratti senza codice Cig, obbligatorio per legge): in alcune situazioni la Regione ha provveduto alla rescissione contrattuale. E ora bisogna decidere cosa fare, perché l’ospedale della Fiera è stato realizzato in deroga rispetto alle norme edilizie e urbanistiche: alla scadenza dell’emergenza sarà a tutti gli effetti un’opera abusiva.