Bari - Anche in Puglia i gestori delle discoteche sono pronti a ricorrere al Tar per la riapertura dei locali. «Davanti alla drammatica decisione, deliberata dal Consiglio dei Ministri di mantenere chiuse le sale da ballo e locali assimilati a tempo "indeterminato", molti gestori del settore hanno deciso, tramite l’associazione Giustitalia, di impugnare davanti ai giudici amministrativi competenti territorialmente, il nuovo Decreto che sembra aver dimenticato completamente questo settore completamente fermo da marzo 2020»: così Giorgia Lavorato e Luigi De Rossi in rappresentanza dei numerosi operatori pugliesi. Quella del divertimento d'altronde è un'industria tutti gli effetti: 2.500 imprese, 50.000 dipendenti e un fatturato complessivo (per il 2019) di circa 5 miliardi di euro.
«I gestori sono consapevoli che questo momento storico è alquanto particolare, ma prima o poi la vita riprenderà. E allora la gente si renderà conto che un terzo dei locali ha chiuso, forse per sempre, perché non ci sono aiuti dallo Stato. Chi esercita professionalmente attività imprenditoriale da ballo sono mesi e mesi che non ha entrate, a parte una piccolissima parentesi di luglio scorso, e deve (comunque) pagare gli affitti, i dipendenti, e ci sono famiglie che vivono su queste attività. E poi ci sono anche decine di migliaia di lavoratori stagionali che vivono di stipendi mensili ora azzerati: camerieri, dj, musicisti, addetti alla sicurezza, barman, personale dei locali, ballerini, imprese di spettacolo».
Tramite ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali, patrocinati dagli avvocati di Giustitalia (www.associazionegiustitalia.it) , gli esercenti del settore chiedono alla magistratura amministrativa l’annullamento del nuovo DPCM nella parte in cui impone il mantenimento della chiusura delle discoteche e dei locali da ballo all’aperto. «Nulla da dire invece, ovviamente con tutte le dovute precauzioni sanitarie, per l’obbligo di indossare la mascherina anche mentre si balla».
Oltretutto – e non è cosa da poco – prevedere una riapertura molto lontana nel tempo e la conseguente privazione di luoghi che possono essere messi in sicurezza e controllati dalle F.O. potrebbe comportare il rischio concreto di “aggregazioni selvagge ed abusive” (soprattutto da parte dei ragazzi) in luoghi privati improvvisati senza alcuna sicurezza sanitaria e senza alcuna vigilanza.