BARI - Niente frizioni con la Guardasigilli Marta Cartabia e nessuna invasione di campo. La Lega difende la propria iniziativa referendaria sulla giustizia, costruita d’intesa con i Radicali, e rilancia: «Il 2 luglio si apre la raccolta delle firme. Siamo certi che la partecipazione popolare sarà ampia perché questi sono temi che interessano alla gente», osserva l’avvocato pugliese Anna Rita Tateo, parlamentare leghista e componente della Commissione Giustizia.
Tateo, che lettura bisogna dare dell’iniziativa referendaria? L’accusa che viene dal Pd è di voler «sgambettare la ministra.
«Non è così, ovviamente, Si tratta di due cose differenti e non sovrapponibili: un conto è la riforma Cartabia, un altro sono i quesiti referendari. Quello che noi auspichiamo è un altro tipo di intervento che garantirebbe ulteriore efficienza, trasparenza e maggiori tutele per tutti, dagli stessi magistrati ai sindaci».
Alcuni dei temi, però, come la formazione del Consiglio superiore della magistratura o l’equa valutazione dei magistrati sono comunque al centro del dibattito.
«Al momento le Commissioni stanno lavorando su riforma del processo penale, alla Camera, e civile al Senato. I quesiti non toccano questi ambiti ma di certo un’iniziativa come la nostra svolge comunque una preziosa funzione di allargamento democratico e di stimolo alla discussione».
Letta dice che si tratta semplicemente di uno strumento di «lotta politica».
«Fino a qualche tempo fa la democrazia diretta era invocata da tutti, ora mi sembra di capire che non la voglia nessuno. Nemmeno i 5 Stelle che pure ne avevano fatto un baluardo. La Lega sta semplicemente chiedendo ai cittadini di partecipare».
Sa quello che si dice: Salvini ha iniziato a interessarsi di giustizia solo da quando è finito sotto processo...
«Non è assolutamente vero. Basta seguire la logica: come si fa a non porsi il problema dopo tutto quello che è successo con il caso Palamara? Mettere mano a questi temi per dare al Paese una giustizia migliore è una esigenza collettiva».
Una giustizia migliore «contro» i magistrati?
«Lo ha chiarito benissimo Giulia Bongiorno. Le nostre proposte non sono affatto contro la magistratura, bensì a tutela della stessa. È l’esatto opposto. La stessa categoria, se non per una minima parte, è stanca dei giochi delle correnti e vorrebbe cambiare passo. Nonché recuperare quella credibilità che, oggi, è chiaramente appannata».
Il Csm come lo volete riformare?
«La proposta è ancora in via di definizione. Le opzioni sul tavolo sono due. La prima guarda al sorteggio ma implicherebbe la modifica della Costituzione, un passaggio che richiede troppo tempo. La seconda, invece, contempla l’abolizione delle correnti, conservando il passaggio elettorale. In questo modo non ci sarebbe bisogno di metter mano alla Carta».
Infine, non poca curiosità desta l’intesa con un partito molto lontano dalla Lega, per storia e visione, come i Radicali. Qual è l’origine dell’accordo?
«L’origine è nel buon senso. Molti parlamentari di altre formazioni, come M5S e Pd, stanno manifestando interesse per la nostra iniziativa. Succede quello che è successo a suo tempo per il ‘codice rosso’. Fare riforme con chi è lontano da te è faticoso, faticosissimo. Ma la bontà delle proposte alla fine premia lo sforzo»