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Dietro gli «omissis» nei verbali le altre verità di De Benedictis

 
Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini

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Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini

Corruzione, arrestato gip di Bari Giuseppe De Benedictis e avvocato penalista

Depositati gli interrogatori in vista del Riesame. La Procura copre i nomi di altri magistrati e avvocati su cui sono in corso i nuovi accertamenti

Giovedì 13 Maggio 2021, 13:11

L’arresto dell’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e del penalista barese Giancarlo Chiariello con l’accusa di corruzione in atti giudiziari non chiude affatto l’inchiesta. Anzi. E questo perché le dichiarazioni rese dall’ormai ex magistrato molfettese agli ex colleghi salentini potrebbero aprire nuovi scenari.
Lo svelano i numerosi omissis contenuti nei due verbali d’interrogatorio (il primo di garanzia, il secondo investigativo) depositati dai Pm in vista del Riesame in programma domani. De Benedictis ha sostanzialmente già ammesso di avere svenduto la funzione giudiziaria in cambio di soldi. E quegli omissis coprono, per ora, nomi e circostanze sui quali la Procura di Lecce ha già avviato ulteriori accertamenti.


C’è da capire, insomma, se i quattro episodi finiti sotto la lente d’ingrandimento del procuratore Leonardo Leone de Castris e dei pm Alessandro Prontera e Roberta Licci possano essere considerati un «caso isolato», o se invece ci siano altri magistrati e avvocati in qualche modo coinvolti in vicende analoghe delle quali De Benedictis potrebbe essere a conoscenza.
Troppo presto dirlo. L’ex giudice, detenuto dal 29 aprile nel carcere di Lecce, sino ad ora si è limitato a indicare il «titolo» di alcuni «capitoli» sui cui potrebbe essere in grado di argomentare. Un accenno, nulla di più, con quegli omissis che fanno da velo, dopo avere precisato ai magistrati inquirenti il proprio ruolo nella vicenda delle tangenti pagate dall’avvocato Chiariello in cambio della scarcerazione di alcuni clienti in odore di mafia. Un corollario importante rispetto alla volontà di collaborare all’inchiesta che lo incastra con intercettazioni e pedinamenti.

Domani, salvo rinuncia, si discuterà davanti al Riesame di Lecce il ricorso presentato dai difensori dei due indagati contro l’ordinanza di arresto del gip di Lecce, Giulia Proto. Al contrario di quanto è stato fatto per De Benedictis, i legali dell’avvocato Chiariello non hanno ritenuto di dover presentare istanza per passare dal carcere ai domiciliari. Per il magistrato molfettese - che qualche giorno prima dell’arresto aveva chiesto al Csm di potersi dimettere, nel tentativo (vano) proprio di evitare il carcere -, è già arrivato un «no» ai domiciliari, su cui avrebbe pesato in particolare il rischio di inquinamento probatorio. Anche Chiariello si è dimesso dall’Ordine degli avvocati, ma anche lui inutilmente: la legge infatti congela le dimissioni per chi è sottoposto a procedimento disciplinare.

A De Benedictis (e a Chiariello) sono contestati quattro episodi di corruzione per un totale di circa 60mila euro, soldi ricevuti in cambio dei provvedimenti favorevoli emessi dall’ormai ex gip che il 9 aprile, dopo una perquisizione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Bari che ha consentito di trovare 5.500 euro appena ricevuti. L’ordinanza di custodia cautelare notificata il 29 aprile scorso riguarda cinque episodi (quattro di corruzione in atti giudiziari aggravata dall’aver favorito un’organizzazione mafiosa e una di corruzione semplice e rivelazione di segreto), contestati - a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, a 12 persone: tra loro altri tre avvocati e i clienti di Chiariello che avrebbero beneficiato degli accordi corruttivi. Ma il numero degli indagati è più alto. Al vaglio della Procura di Lecce ci sono diversi altri episodi, ricostruiti partendo dalle parole dei collaboratori di giustizia e cercando riscontri nelle intercettazioni. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche altre intercettazioni precedenti, quelle effettuate dai carabinieri di Foggia, da cui «emergevano riferimenti ai rapporti “privilegiati” tra il gip (De Benedictis) e l’Avv. Giancarlo Chiariello del foro di Bari», e che hanno consentito di scoprire il primo episodio di corruzione giudiziaria.

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