Senatore Dario Stefàno (Pd), Mattarella nel tradizionale discorso di fine anno ha parlato dell'ora dei costruttori. Secondo lei il messaggio era indirizzato a qualcuno in particolare?
Ho trovato il messaggio del Capo dello Stato, come sempre, molto centrato. Nella stagione in cui dobbiamo concentrarci sulle risorse europee per la ripresa e al piano dei vaccini da portare a termine, vanno evitati colpi di testa e posizioni isolate. Da questo impasse si esce solo con una ritrovata coesione da parte di tutti, a partire dal Presidente Conte.
Zingaretti, il segretario del suo partito, ha fatto proprie le parole del Capo dello Stato sottolineando la chiamata al senso di responsabilità, a quello di comunità in un’Europa che sta cambiando. L'attuale maggioranza la ritrova in quest'ottica?
È naturale che sia così. In un governo di coalizione tutti gli alleati sono importanti e il capo dell’alleanza deve coinvolgere e tenere insieme costantemente tutti, in un processo di ascolto e valorizzazione continuo. Esemplifico: il Presidente Conte, in una fase così delicata, dovrebbe riunire i leader Zingaretti, Renzi, Crimi o Di Maio, Speranza e uscire soltanto dopo aver definito un patto di legislatura ricco, con tutte le cose da fare fino al 2023.
Di fatto tutti gli esponenti politici di spicco, tanto di centrosinistra che di centrodestra hanno accolto con entusiasmo il discorso di Mattarella. Vede un governo di responsabilità nazionale all'orizzonte?
Il centrodestra ha scelto da mesi un’altra strada, quella della provocazione continua, basti pensare anche alla sola Meloni, che ha annunciato l’ennesima mozione di sfiducia contro il governo. Non vedo quindi possibile un esecutivo di unità nazionale, ma spero ancora nella possibilità di un dialogo parlamentare costruttivo tra maggioranza e minoranze, come sempre bisognerebbe fare nei passaggi storici per il Paese
In ogni caso, Colle a parte, continua il braccio di ferro tra Conte e Renzi. Strategia politica o voglia di fare cadere il governo? E in caso di crisi come se ne esce: elezioni, Conte ter o ipotesi Draghi con tutti, o quasi, dentro?
Come le dicevo, nutro ancora la speranza in uno scatto straordinario di responsabilità da parte di tutti, per evitare una crisi al buio, che sarebbe deleteria in questo momento storico che stiamo vivendo. Le altre ipotesi che Lei contempla, escono dalla mia sfera di parlamentare e attengono primariamente ai poteri esclusivi del Capo dello Stato. Per costume politico, ma anche per formazione personale, non mi permetterei mai di fare il ventriloquo di Mattarella, tantomeno di tirarlo per la giacchetta, come pure qualcuno prova a fare.
Il premier ha intenzione di chiudere il piano Recovery entro i prossimi giorni, ammettendo un ritardo rispetto agli altri paesi europei. Il Pd, Iv e anche il centrodestra chiedono più Parlamento e meno task force. La sua posizione?
Ho letto con molto piacere la recente intervista di Paolo Gentiloni. Vede, anche quando parliamo di procedure di emergenza, queste possono scattare soltanto da una decisione e da un meccanismo di controllo attivate dal Parlamento. Sono da sempre convinto che un piano strategico come il Next Generation EU non possa che passare da un ruolo centrale del Parlamento.
Detto questo al Sud rischiano di finire «briciole», minando la stessa filosofia europea alla base del Recovery. Lei, parlamentare pugliese, che ne pensa?
Sono un bel segnale le rassicurazioni del Premier Conte sugli investimenti al Sud, compresi quelli di natura infrastrutturale, ma non bastano. Occorre dare spazio alla discussione parlamentare, e con tempi adeguati, per entrare nel merito. Il governo approvi quindi al più presto la propria proposta e lasci il tempo necessario alle Camere per un lavoro di approfondimento e di discussione vera, non di ratifica, che deve avvenire attraverso gli organi parlamentari preposti e con tempi adeguati all’eccezionalità del Piano, che dovrà maturare scelte importanti. Le faccio un esempio: è mai possibile continuare a considerare normale, un trasferimento ferroviario tra Lecce e Roma che duri 8 ore e spesso con cambio a Caserta? Se non affrontiamo questi nodi ora, quando potremo mai più farlo? Considerato, peraltro, che l’Ue ci ha destinato più risorse degli altri paesi, proprio per rimuovere il divario che disegna un’Italia a due velocità?
Chiuso, se sarà chiuso, il capitolo Recovery, lei crede sia necessario riaprire quello sul Mes sanitario o l'Italia ne può fare a meno?
È noto come la pensi. Il Mes serviva nei mesi scorsi, continua a servire ora. Ma la cosa che mi inquieta di più è che si sia detto no al Mes con un pregiudizio preventivo. Diciamo no al Mes e poi ci accontentiamo di un PNRR che per la sanità, in prima battuta, prevedeva solo 9 miliardi? Se ha ragione il ministro Speranza quando dice che servono molti più soldi per i nostri ospedali, e quindi investimenti molto maggiori, com’è possibile «accontentarsi» di quella quantificazione, senza ancora aver aderito al Mes?
Una domanda sul Covid, lei si vaccinerà quando ne avrà la possibilità? È favorevole all'obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, quali gli operatori della sanità o lo estenderebbe a tutti i cittadini?
Certamente, lo farò appena ne avrò l’opportunità, lasciando, com’è giusto che sia, la priorità a chi è più esposto. La questione dell’obbligo l’ha risolta il presidente Mattarella parlando di dovere morale, in primo luogo per alcune categorie professionali. Quanto al resto, vedo che il «mercato» si sta muovendo seguendo un’altra direttrice, guardi alle compagnie aeree per esempio. Vuoi andare negli Stati Uniti? Dimostrami prima di aver fatto il vaccino e di non essere un pericolo per gli altri viaggiatori. Il passaporto o patentino di immunità, credo che sia una buona soluzione, alla quale arriveremo per evoluzione naturale.