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I retroscena
Massimiliano Scagliarini
16 Dicembre 2020
Da dove arrivano le notizie dei giornalisti? «Può darsi che qualcuno abbia lasciato la copia della denuncia sulla scrivania». Il 14 settembre 2018 la «Gazzetta» ha pubblicato un articolo sulla truffa da 23 milioni alla Regione Puglia per le indennità agricole che ha messo in grande allarme gli avvocati finiti Michele Primavera e Oronzo Panebianco finiti ai domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere. La storia è raccontata nell’ordinanza con cui il gip del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, ha riconosciuto l’esistenza di una frode.
E così alle 20,45 di quel giorno i due avvocati discutono al telefono dell’eventualità di mandare una rettifica alla «Gazzetta», il cui articolo descriveva il meccanismo ma non faceva nomi. Panebianco parla con Primavera: «Io i nomi non li metterei Michele, perché sennò veramente arrivano alle mani di qualcuno, cioè, almeno uno capisce chi sono... chi cazzo sono questi, è in Puglia, cioè, che ne so, è in Provincia di Bari, è Lecce, Foggia, che cazzo ne sai di dov'è? Quindi che io capissero pure, chi se ne frega, ma io i nomi non li metterei. Questo è, poi non lo so come la vedi tu. Io devo smentire al Pm non alla Gazzetta, che cazzo me ne frega a me della Gazzetta, che lo scrivessero... Facciamo come ha detto il presidente: “Avete fatto la lettera, quello spara, lascialo perdere, qua esposti non ce ne stanno, poi quando arriva l’esposto ragioniamo, ma mo è meglio star fermi”. Io ascolterei più il consiglio che ha fatto il presidente stamattina». La preoccupazione vera dei due è che il giudice davanti a cui dovevano comparire tre giorni dopo per una delle tante ingiunzioni mangi la foglia e blocchi tutto. Ma dopo l’udienza un collaboratore tranquillizza Panebianco: «Ciao. Senti, tutto a posto, lui non sa niente». L’avvocato chiede: «E vabbè e che fa, firma, non firma?”. E la risposta è tranquillizzante: «Sì, si, sì, ha già detto dì sì».
Ma l’attività di intelligence per capire da dove arrivino le informazioni della «Gazzetta» non si ferma. E così il figlio dell’avvocato Primavera, Enrico (anche lui finito ai domiciliari) racconta – annota il gip Abbattista – « di essere stato a pranzo con il “nemico” - da individuarsi ragionevolmente nell’avvocato che difendeva la Regione Puglia nei contenziosi in esame - subito dopo la conclusione di alcune udienze tenute nel nord Italia e di avere appreso dal medesimo qualche informazione». Anche il dominus dello studio, Michele Primavera, il 17 settembre appare molto preoccupato e discute con la collaboratrice Vanna Senese (anche lei indagata) di quello che stava accadendo. Tirando fuori una tesi abbastanza bizzarra: «Un reato addirittura o truffarti, come ha detto il giornalista. Dice: “Ma quello il giornalista come l'abbia saputa la notizia” - secondo lui - siccome è stata presentata la denuncia, capita - vedi poi che cazzo di interpretazione ha dato - capita che uno la copia della denuncia magari l'ha lasciata sulla scrivania, qualcuno se n‘è impossessato e ha voluto…».
La «Gazzetta» ha dedicato alla vicenda un secondo articolo, il 6 novembre 2018, in cui era raccontato che la Guardia di Finanza aveva acquisito gli atti nella sede della Regione. «Anche in questa circostanza – scrive il gip -, appresa la notizia, i prevenuti, nel corso delle conversazioni immediatamente intercorse, manifestavano la propria preoccupazione per l’operazione della Polizia Giudiziaria e ipotizzavano coralmente le contromisure da adottare»: «Abbassiamo un attimino i toni – dice Michele Primavera a Panebianco - fino che ci organizziamo, capito, andiamo con le spese legali per il momento, magari a gennaio aumentiamo».
Ma invece il meccanismo non si è mai inceppato, come scrive il gip motivando la necessità delle misure cautelari: «La Tesoreria regionale continua ad eseguire pagamenti per cifre importanti, in favore degli avvocati attenzionati nel presente procedimento». Almeno due milioni di euro solo negli ultimi 12 mesi.
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