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Redazione online
04 Dicembre 2020
TARANTO - Alle prime ore di questa mattina il personale della locale Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari nei confronti di otto persone considerate responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria.
A capo dell’organizzazione una tarantina di 72 anni, Margherita Seprano, la quale, circondata da altre quattro donne che richiedevano il denaro, per circa sette anni ha ricavato dall’illecita attività più di 300mila euro. Le indagini hanno preso avvio nell’ottobre 2018 dalla segnalazione di una donna che ha raccontato ai poliziotti della Sala Operativa che i suoi anziani genitori erano vittime di usura.
Dalle indagini subito avviate è emersa, quindi, l'esistenza di un’articolata organizzazione criminale - composta in gran parte da donne - dedita all’usura, la cosiddetta “usura di vicinato”, caratterizzata da un rapporto diretto tra l'usuraio e le vittime, in gran parte dei casi da anziani, in temporanea difficoltà economica.
A capo dell’organizzazione la 72enne, che avvalendosi di suoi familiari e conoscenti, era diventata il “punto di riferimento” di una larga cerchia di persone, che per le ragioni più disparate (dai bisogni primari fino alle più futili esigenze di trascorrere le serate nelle sale Bingo) si rivolgevano alla donna per ottenere disponibilità di denaro contante.
Proprio gli abituali frequentatori di due sale bingo del capoluogo erano le “prede” preferite. Giocatori compulsivi o in alcuni casi anche anziani soli che avevano come unico svago il Bingo venivano avvicinati dai componenti dell’organizzazione. L’abitazione dell'usuraia, nel centro cittadino del capoluogo, da circa sette anni era così diventata un vero e proprio bancomat della zona.
Le indagini hanno accertato che nella maggior parte dei casi le richieste di denaro arrivate via telefono o addirittura attraverso il citofono di casa, venivano immediatamente esaudite. In caso di “inadempienze”, oltre alle richieste esplicite e pressanti fatte telefonicamente, la donna, a capo dell’organizzazione, nei casi più “difficili”, utilizzava il metodo della pubblica “umiliazione”
del cliente moroso, recandosi personalmente nell’abitazione dell'usurato ed urlando le proprie ragioni in maniera plateale e sguaiata.
Nel febbraio dello scorso anno, i poliziotti, durante una perquisizione domiciliare in casa della donna, riuscirono a recuperare due grossi quaderni. Il primo era una rubrica telefonica dove erano stati annotati centinaia di numeri di telefono delle
persone usurate, mentre l’altro era un vero e proprio libro mastro, uno schedario dove venivano registrati tutti gli importi elargiti, le rate pagate alle scadenze fino al cosiddetto “montante”, l’importo finale da riscuotere. Tra questi anche una “scheda” di un debito estinto nel 2012, tangibile segno della loro ormai pluriennale illecita attività.
La meticolosa attività di analisi e di incrocio delle informazioni ha permesso così ai poliziotti di ricostruire oltre cento prestiti usurari, di identificare buona parte dei clienti e di accertare l’entità dei singoli prestiti ed i tassi di interesse volta per volta applicati che nella maggior parte dei casi erano compresi tra il 60 e l’80% annuo, fino ad arrivare in alcune altre circostanze al livello massimo riscontrato del 240%. Più di 300mila euro l’ammontare dell’illecita attività ricavato dalla somma totale degli importi di ciascuna scheda. Nel corso delle perquisizioni di questa mattina, in casa della Seprano, i poliziotti della Squadra
Mobile, hanno recuperato - nascosti all’interno di un cuscino - quasi 2.000 euro in banconote di vario taglio e numerosi documenti bancari e d’identità intestati alle presunte vittime.
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