Onorevole Carlo Giovanardi, Monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura e presidente di Pax Christi, ha dichiarato, al Quotidiano nazionale: «Per le coppie gay desiderose di avere figli è più auspicabile l’adozione: io non mi opporrei, qualora in futuro ciò diventasse possibile, fatte salve certe condizioni». Dopo l’apertura di Papa Francesco alle unioni civili, condivide questa posizione?
«Ho presieduto la commissione per le adozioni internazionali per 4 anni. Ho conosciuto a fondo il meccanismo per le adozioni e invito il vescovo a ripensare quello che ha detto. L’idea di dare in adozione alle coppie gay i bimbi è fuori dal mondo».
Per accedere alle adozioni internazionali, che passaggi vanno seguiti?
«Sua eccellenza Ricchiuti dovrebbe sapere che per ogni bambini adottabile, i paesi stranieri pongono condizioni. In Cina che i futuri genitori non siano obesi, abbiano una condizione economica medio alta; i paesi dell’America Latina chiedono che la famiglia sia fondata da una coppia sposate. L’iter italiano poi prevede che la coppia deve essere esaminata dai servizi sociali, il tribunale per i minorenni deve confermare l’attitudine all’adozione. Per ogni bambino, c’è una fila infinita di coppie in attesa di poter adottare, con caratteristiche riconosciute per l’adozione, affinché siano in grado di crescerlo. C’è una sproporzione enorme tra chi vuole adottare e i bambini adottabili».
Perché non ritiene plausibile l’adozione di un bambino da parte di una coppia gay?
«Non comprendo la logica per la quale bambini abbandonati o orfani, oltre al trauma vissuto, debbano essere affidati a una coppia gay. Perché devono essere privati nella crescita della figura materna o paterna?».
Monsignor Ricchiuti ha dichiarato di essere contro l’utero in affitto. In Italia…
«Questa pratica è vietata e fa bene Ricchiuti a non condividerla. L’utero in affitto sta mettendo in crisi anche le adozioni. La coppia che adotta deve essere aperta e generosa, non scegliendo la provenienza. Con l’utero in affitto le agenzie garantiscono il prodotto perfetto, perché in caso contrario fanno abortire la donna».
Le obiettano: meglio un bambino in una unione civile omosessuale che in un orfanotrofio.
«Ma il presupposto è falso. Non ci sono abbastanza bambini per le adozione, come sanno tutti quelli che voglio adottare un bambino».
Le dichiarazioni di Papa Francesco sulle unioni civili?
«Ha sempre parlato di situazioni nelle quali si trova un figlio gay e invita non a escludere gli omosessuali dalla comunione familiare. Ma non ha mai parlato di “famiglie gay”. Le ricordo che in Argentina fece una battaglia contro il matrimonio gay, schierandosi per forme di contratto di convivenza».
Nel docufilm presentato a Roma c’è anche una telefonata ad una coppia gay vittima di emarginazione.
«La telefonata del Papa è pubblicizzata nel film da due signori che hanno tre figli arrivati con la maternità surrogata da una lesbica. Hanno programmato tre bimbi orfani di madre per andarseli a prendere. Su questo ci vuole rigore da parte della Chiesa. Sostengono che il concetto di madre è superato. La telefonata ci sta...».
Cosa non la andava bene?
«Il Papa avrebbe dovuto ricordare a questi signori che l’utero in affitto è una pratica disumana e inconcepibile. Se al tempo dello schiavismo avessero chiesto di portare gli schiavi a messa il Papa avrebbe fatto bene ad accoglierli, ma agli schiavisti avrebbe dovuto ricordare che era essenziale restituire loro la libertà».