«Io vedo la luce in fondo al tunnel, penso che da qui a un po' di mesi avremo notizie incoraggianti dal mondo scientifico, ma in questi mesi dobbiamo resistere. I comportamenti di ciascuno sono davvero fondamentali». Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, a margine di un incontro a Bari. "Alle persone - dice - dobbiamo dirlo con la massima serenità: non siamo in una fase di rischio zero, il rischio zero non esiste e chi pensa che possiamo avere rischio zero, vuole in qualche modo tergiversare e dirci qualcosa che non è nella verità. Qui si tratta di abbassare il più possibile il rischio. Ricordate sempre che la chiave essenziale sono i comportamenti delle persone. Sui tempi di quarantena, al momento nessuna decisione è stata assunta. Ne discuteremo nel comitato tecnico scientifico, ci confronteremo anche con gli altri Paesi europei sulla base di questo orientamento faremo la nostra scelta finale. Si consideri che in questo momento l’indicazione dell’Oms è e resta quella dei 14 giorni. Sono decisioni che prendono i nostri scienziati».
«E' sinceramente incomprensibile e inaccettabile». Ha risposto così il ministro sulla recente manifestazione dei negazionisti. "Mi fanno venire i brividi quelle manifestazioni - ha detto - perché sono stati mesi troppo difficili, il Paese ha pagato un prezzo enorme, ci sono stati oltre 35.000 morti e i nostri medici, infermieri e operatori sanitari hanno passato dei giorni che difficilmente potranno dimenticare nella loro vita. Non posso immaginare che si possa far finta che questo non sia avvenuto».
«Noi stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti possibili volti ad abbassare il rischio e ogni volta che un insegnante fa un sierologico, ci dà una mano ad abbassare quel rischio. Siamo l’unico Paese che sta facendo anche questo». Lo ha detto Speranza, rispondendo a Bari alla domanda dei giornalisti sulla affidabilità dei test sierologici. "Non esiste una scelta che azzera il rischio - ha detto Speranza - . La riapertura delle scuole comporta naturalmente un aumento dei rischi. Rimettere in moto qualcosa come 10 milioni di persone ha evidentemente un impatto sulla possibilità che il contagio possa accrescersi. Tutto quello che stiamo facendo serve per abbassare il rischio sapendo che non c'è la bacchetta magica. Nessuno di noi è un miracolo, non basta un’ordinanza del presidente o del ministro per dire 'abbiamo risolto tutti i problemi».
PUGLIA FUORI DAL PIANO DI RIENTRO - «Penso che la Puglia abbia fatto un lavoro molto importante e i nostri tecnici del Ministero della Salute ritengono che, per quello che riguarda i livelli essenziali di assistenza che per noi sono la cosa fondamentale, la Puglia è fuori dal piano di rientro». Lo ha annunciato il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante un incontro a Bari con il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. "Penso - ha aggiunto - che questa sia la mattonella per la fase di riforma che sta arrivando. Avremo la possibilità di riformare il servizio sanitario nazionale con un arrivo di risorse molto significative e dobbiamo farlo insieme. Il lavoro prezioso fatto dalla Puglia che porta all’uscita dal piano di rientro ci consente di avere la base su cui provare poi a rilanciare fino in fondo il servizio sanitario nazionale».
EMILIANO: GIORNO STORICO - «Questo è un giorno storico per noi, perché praticamente dopo 20 anni di dissesti nei livelli essenziali di assistenza e nelle prestazioni, il ministero della Salute ha annunciato che, per quanto di loro competenza, la Puglia è fuori dalla situazione di crisi». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante una conferenza stampa con il ministro della Salute, Roberto Speranza, nella quale il ministro ha annunciato la positiva conclusione del percorso di uscita della Puglia dal piano di rientro sanitario. "Oggi il ministro - ha detto Emiliano - ci ha dato comunicazione degli esami tecnici del Ministero sul quinquennio della amministrazione del sistema sanitario pugliese. I risultati sono lusinghieri: siamo fuori da ogni necessità di controllo da parte del ministero. Dopo 20 anni di difficoltà enormi, partiti nel 2000 a causa del dissesto economico provocato dalle amministrazioni dell’epoca, passato dalle emissioni dei bond per sostenere il bilancio regionale, dal blocco delle assunzioni, abbiamo non solo ricostruito la sanità pugliese, abbiamo ricostruito le reti, aumentato di 1255 i posti letto e distribuiti in modo equivalente tra le varie province, ma abbiamo anche tenuto i conti secondo quanto previsto. Questo significa che abbiamo amministrato al meglio ciò che ci era stato consegnato in condizioni pessime e questo per noi è una enorme soddisfazione». "Ora chiediamo - ha aggiunto Emiliano - che il Sud venga maggiormente rispettato, perché noi abbiamo un riparto del Fondo sanitario nazionale rispetto alle regioni del Mezzogiorno inaccettabile, basato soprattutto sull'età della popolazione che è un criterio vecchio e superato. Ci vuole un criterio che realizzi l’uguaglianza di tutti gli italiani davanti alla loro salute e le loro esigenze».
(foto Luca Turi)