Lo spopolamento in Basilicata è, purtroppo, un fenomeno in costante evoluzione. E comporta gravi squilibri socio-economici, oltre che una desertificazione territoriale dai risvolti devastanti. Le politiche di contrasto messe in campo, non sempre risultano efficaci, ammesso che vengano attuate. Nonostante i moniti e le sollecitazioni da parte di enti, sigle politiche e sindacali, associazioni.
«La situazione – conferma Salvatore Adduce, presidente lucano dell’Anci (l’associazione che raggruppa e tutela i Comuni italiani) – si sta aggravando regolarmente. Bisognerebbe individuare misure di contrasto più efficaci. Lo spopolamento, che investe non solo la Basilicata, ma ormai buona parte della penisola italiana, testimonia un declino demografico inesorabile.
Questo porta con sé tanti problemi, che investono sia l’aspetto economico, che quello sociale e perfino culturale. Va razionalizzato l’apparato previdenziale e pensionistico, compreso il comparto legato ai servizi, talora inesistenti. Per non parlare dei ricambi in ambito lavorativo, visto che si è costretti, per esigenze pratiche, a importare manodopera dall’estero».
Insomma, un quadro a tinte fosche, aggravato ulteriormente dalla pandemia da Covid-19. «La desertificazione demografica – aggiunge Adduce – è stata discretamente trascurata negli anni, nonostante l’Anci avesse posto più volte l’attenzione sull’argomento. Perfino la questione dei trasporti, che viene etichettata, maldestramente, come una problematica con carenze di tipo tecnico, in realtà va letta in chiave sociale, ma riveste pure aspetti di carattere culturale. La mobilità, infatti, è importante, perché toglie dall’isolamento e impedisce di rimanere prigionieri dei propri territori».
Il calo di popolazione, dunque, rappresenta l’ennesima calamità per le aree piccole e deboli come la Basilicata. «Nella nostra regione – riprende il presidente dell’Anci lucana – il trend negativo naturale provoca la perdita di circa 3 mila unità annuali; che diventano quasi 5 mila se si aggiungono i flussi migratori in partenza. Va rilevato, inoltre, come il tasso di natalità e fertilità, che un tempo ci vedeva descritti da isola felice, è drasticamente crollato. Di questo passo si rischia di procedere verso un punto di non ritorno. Quanto all’immigrazione, che comprende i lavoratori dei campi, di cui abbiamo estremo bisogno, va sicuramente riprogettata e concertata attraverso forme di accoglienza e sistemazione dignitosa, non ammassando la gente in luoghi non idonei e senza umanità. Secondo quella che può essere definita la politica dei “simpatici imbroglioni”». Non va dimenticato, poi, il sostegno alle giovani generazioni, sotto forma di incentivo per la creazione di nuove famiglie. «In Francia – rileva Adduce – questo aspetto è stato affrontato in maniera più organica, attraverso aiuti concreti alle famiglie e politiche di sostegno alle nascite. Mediante servizi e risorse finanziarie. La maternità – ironizza l’ex sindaco di Matera – non deve essere più considerata una sorta di atto di eroismo, bensì va ricondotta nella sua reale natura biologica. Qualcosa si sta facendo anche in Italia, con gli assegni familiari o bonus. Sono primi elementi, ma ancora troppo timidi per incidere e provocare una sostanziale inversione di rotta».