Il crollo delle attività di trattorie, ristoranti e agriturismi ha un effetto negativo a valanga sulla pesca con le marinerie in Puglia ancora in affanno per il calo della domanda sul mercato interno. È quanto afferma Coldiretti Puglia che chiede per il 2020 di annullare il fermo pesca che quest’anno avrebbe un effetto ancora più negativo sul settore, con i pescatori che già sono rimasti fermi e inattivi durante il lungo lockdown causato dal Covid. «Con le modalità attuali del fermo pesca, tra l’altro, si rischierebbe di dare un ulteriore impulso alle importazioni, considerato che già in periodi ordinari risultano importati dall’estero 8 pesci su 10 che finiscono sulle tavole», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. «Quelli della pesca in Puglia sono numeri di assoluto rilievo, con un valore economico pari all’1% del Pil regionale, che si eleva fino al 3,5% - spiega Muraglia - se si considera l’intero indotto e conta oltre 1500 imbarcazioni, 5000 addetti, 10 impianti di acquacoltura e mitilicoltura». La diminuzione costante delle imbarcazioni e l’aumento del consumo di pesce con le importazioni dall’estero sono il chiaro segnale di ciò che accade da anni. Nella produzione nazionale oltre il 90% del pescato è immesso nel mercato «fresco tal-quale» che rende impossibile la difesa del prezzo.
A soffrire sono anche gli agriturismi in Puglia, dove i grandi assenti sono i turisti stranieri con una perdita di 150 milioni di euro. «La crisi del turismo non ha certamente risparmiato la Puglia con 800mila turisti in meno, 3mila aziende chiuse - dice Muraglia - e circa 7 mila posti di lavoro persi, con una ripresa dei pernottamenti e della ristorazione grazie ai vacanzieri italiani. Sia in Salento che nel Barese registriamo la presenza di vacanzieri da Emilia, Toscana, Marche, Abruzzo e Lombardia, Veneto, Piemonte e Lazio, scarsa la presenza di Campani e friulani. A mancare sono i turisti stranieri con un calo del 90% delle presenze e una perdita di 150milioni di euro. I turisti statunitensi, i grandi frequentatori delle nostre masserie, non ci sono e con questa fetta di mercato cala anche l’enoturismo e l’oleoturismo con i conseguenti cali delle vendite all’estero di EVO made in Puglia». Sparuta la presenza dei turisti stranieri – insiste Coldiretti Puglia - provenienti esclusivamente da Olanda, Germania, Belgio, Svizzera e Francia, mentre per le frontiere chiuse gli americani non riescono a tornare in Puglia, «con i viaggiatori statunitensi che rappresentano in Puglia il 12% delle presenze dei turisti nelle masserie pugliesi, al di fuori dai confini comunitari».