Lunedì 08 Settembre 2025 | 14:02

Addio a «Ninì» Quarta, politico e amministratore d’altri tempi

 
Tonio Tondo

Reporter:

Tonio Tondo

Addio a Ninì» quarta, politico e amministratore d’altri tempi

Morto a 92 anni Nicola Quarta, presidente della Puglia nel ‘78-83

Domenica 28 Giugno 2020, 11:45

LECCE - Nicola Quarta è stato uno degli ultimi modernizzatori della Democrazia cristiana, il partito della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, sepolto dalle macerie delle inchieste giudiziarie degli anni Novanta del secolo scorso. La sua avventura politica comincia con le elezioni regionali del 1970, l’anno della nascita delle regioni a statuto ordinario. Negli archivi della Dc, in qualche ripostiglio privato, esiste ancora un telegramma di Emilio Colombo, ministro del tesoro, e di Mariano Rumor, presidente del consiglio, che lo indicavano candidato della loro corrente all’allora segretario provinciale del partito, Giorgio De Giuseppe, suo interlocutore diretto e non compiacente in quel contesto di tensioni preelettorali. Quarta si presentava con un curriculum ricco e dissonante con le abitudini e le regole interne dei partiti. Era un uomo in carriera al ministero dell’interno, una delle poche scuole di formazione vera dei funzionari dello Stato. Lavorava in prefettura, a Lecce, al dipartimento degli enti locali, conosceva e operava con maestria con leggi, norme attuative, circolari e poteri di controllo. De Giuseppe era dubbioso, ma si convinse dopo gli interventi di Rumor e Colombo. La Dc aveva bisogno di consiglieri regionali con forti competenze in materia di governo e di gestione. E Quarta rispondeva ai requisiti. E infatti fu promosso prefetto prima della fatidica anzianità.

È stato un uomo politico di poche parole, nella fase cruciale della politica costituente delle Regioni. Insieme a Gennaro Trisorio Liuzzi, Quarta ha realmente costruito le basi del nuovo assetto istituzionale della Puglia. In quegli anni, il lavoro politico procedeva in sintonia con quanto avveniva in Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna. In Lombardia operava Piero Bassetti, il federalista milanese che sognava un nuovo assetto dei poteri in grado di conciliare libertà, senso comunitario e lealtà statuale. La Puglia svolgeva un ruolo trainante tra le 15 regioni a statuto ordinario.

Ma gli anni dell’esercizio della forte leadership sono stati quelli della presidenza della Regione, dal 23 dicembre 1978 alle elezioni politiche del 1983 quando fu eletto alla Camera dei deputati. Quarta riuscì a creare un forte asse tra Bari e Lecce, un consenso molto ampio che gli consentì di venire eletto – allora non c’era l’elezione diretta – al vertice della Regione. E in quegli anni la Regione assunse la fisionomia che non è cambiata malgrado le riforme elettorali e costituzionali. Con il Decreto del presidente della Repubblica (Dpr) n. 616 del 23 luglio 1977 lo stato aveva trasferito alle Regioni le funzioni nelle materie dell’urbanistica, dei lavori pubblici, dei beni ambientali, dell’agricoltura caccia e pesca, dell’organizzazione degli enti di competenza regionale. Un trasferimento massiccio tanto da richiedere una riforma, purtroppo realizzata solo dopo 15 anni e male, degli apparati centrali della stessa amministrazione del stato. Nel 1978, poi, il Parlamento aveva approvato la riforma della sanità con la legge 833: alle Regioni furono trasferite tutte le competenze in materia di organizzazione del nuovo servizio universale che riconosceva il diritto di ogni individuo alla salute.

Quarta favorì l’insediamento di un gruppo qualificato di funzionari formati alla scuola di economia dell’università di Bari. Luigi Ferrara Mirenzi, cattolico fervente ed economista di rango, individuato da Trisorio Liuzzi, divenne con Quarta il cuore pulsante e l’elaboratore delle politiche di programmazione. Erano gli anni dell’entusiasmo e della creatività. Un laboratorio continuo forgiava i nuovi quadri e le politiche. La parola d’ordine di questa élite amministrativa era «competenza e mani pulite» come condizione di libertà e autonomia operativa. Un nucleo forgiato nelle parrocchie baresi e formato sui banchi dell’università.
Due i capisaldi della nuova programmazione, uno istituzionale e normativo, l’altro, attualissimo, una nuova concezione dello sviluppo economico e della promozione sociale. Il primo era sintetizzato dal “Rapporto sui principali problemi dell’amministrazione dello stato”, presentato il 16 novembre 1979 dal ministro Massimo Severo Giannini, giurista e studioso delle arretratezze dell’assetto burocratico, tema ancora all’ordine del giorno. Il tema della crescita trovò uno svolgimento innovativo con il primo piano di sviluppo approvato nel 1982. Protagonisti, lo stesso Ferrara Mirenzi e Aldo Romano, un fisico appassionato all’economia e alla crescita. Abbondonata la prassi degli interventi a pioggia, dispersivi e senza riscontro valutativo, si passò ai «fattori di sviluppo» che oggi stanno rivivendo una nuova giovinezza. Fu istituito alla presidenza il primo servizio per curare i rapporti con la comunità europea affidato a Mario De Donatis, altro funzionario di rango formato tra Bari e il Formez di Roma. Quarta fu deputato dal 1983 al 1992, poi presidente dell’Ati, allora compagnia di bandiera. Amico di Andreotti, poi simpatizzò con Mino Martinazzoli nell’ultimo tentativo di salvare il partito di matrice cattolica.
Quarta era nato nel 1927, il 23 settembre avrebbe compiuto 93 anni. Lascia la moglie Rosaria, i tre figli Ileana, Daniela e Fabrizio e sette nipoti. Negli ultimi anni conduceva una vita riservata, leggeva e rileggeva le «Lettere a Lucilio» di Seneca. Amava ricordare due frasi: «Quanti hanno trovato amici e non amicizia», «Pratica con quelli che ti possono rendere migliore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)