Scintille e veleni per tutta la giornata hanno preceduto il vertice del centrodestra, che ieri sera si è svolto a Roma per fare il punto sulle regionali. La dialettica interna si è cristallizzata intorno ad un nuovo asse tra Fratelli d’Italia e Forza Italia intenzionati a chiedere il rispetto dei patti siglati a dicembre e a mettere alle strette la Lega che reclama, invece, «rinnovamento» e differenti candidati-governatori nelle Marche, in Campania e Puglia.
Matteo Salvini, nel suo tour da Osimo a l’Aquila, ha cannoneggiato contro le indicazioni degli alleati, congelando le indicazioni di Fdi per Marche e Puglia (i parlamentari Francesco Acquaroli e Raffaele Fitto). Il refrain del leader del Carroccio è stato questo: «A me interessa prima il progetto e la squadra. Di candidati ce ne sono tanti ed entro la settimana sceglieremo il più forte», dichiarazione che di fatto mirava a svuotare di attese il vertice in programma in serata. Invitato a pronunciarsi sul calo di consensi del partito di Alberto da Giussano, l’ex vicepremier ha così replicato: «Più cresce l'intero centrodestra meglio è, ho sbirciato per quanto poco ci creda, il sondaggio di Mentana e la Lega è a otto punti dal Pd secondo partito, quindi importante è che cresca la coalizione». Poi una bordata all’alleato Fdi, premiato da un trend positivo in tutte le rilevazioni: «È importante che nessuno si senta superiore agli altri. Non lo facciamo noi che siamo il primo partito in Abruzzo e in Italia, mi auguro che non lo faccia nessun altro». In Puglia i salviniani hanno proposto come anti-Emiliano l’ex deputato Nuccio Altieri o il giornalista Rai Francesco Giorgino.
Si consolida, intanto, una intesa tra forzisti e meloniani, con le dichiarazioni lealiste di Silvio Berlusconi (a Il Mattino) e Antonio Tajani: «Non c'è nessuna sfida interna. C’è un accordo - ha chiarito l’ex premier - e noi siamo abituati a rispettare gli accordi. Finora non ho sentito nessun argomento valido per ridiscutere scelte già fatte, anche perché Caldoro e Fitto sono i migliori possibili, per competenza e per consenso, nelle loro Regioni». E in questo endorsement del leader azzurro c’è la riproposizione della linea espressa da Giorgia Meloni, quando aveva richiamato Salvini al rispetto delle intese sottoscritte sei mesi fa. Anche il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani, ha blindato Caldoro e Fitto in nome dell’intesa raggiunta quando ci fu il via libera al Copasir per Raffaele Volpi (Lega).
Questo contesto ha fatto descrivere come teso il clima tra gli alleati in un vertice iniziato intorno alle 22 (e non ancora concluso quando andiamo in stampa), dopo una giornata parlamentare nella quale si erano palesate anche sulla scelta della data per l’election day (referendum, amministrative e regionali insieme) nuove dissonanze: se la maggioranza aveva accolto l’emendamento del forzista Francesco Paolo Sisto (ottenendo il via libera di Fi) per votare il 20 e 21 settembre, Fdi aveva chiesto di spostare ancora più avanti la data con un intervento di Giovanni Donzelli («non c’è un documento in cui la commissione tecnico-scientifica invita a non votate a in autunno»), mentre la Lega si è schierata per l’astensione.
In disaccordo sulla data del voto e sui candidati governatori, nonché sul Mes (a cui darebbe il via libera Fi), il centrodestra vive una delle stagioni di maggiore frizione, proprio mentre i sondaggi registrano come la coalizione unita sia potenzialmente maggioritaria in Italia (e in Puglia).