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Il «giallo» del farmaco anti-Covid donato pure a Puglia e Basilicata

 
Marisa Ingrosso

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Marisa Ingrosso

Il «giallo» del farmaco anti-Covid donato pure a Puglia e Basilicata

Si tratta di 500mila pillole di Resochin (clorochina) prodotte a Karachi. Non è chiaro in quali ospedali di Puglia e Basilicata siano state consegnate le compresse

Domenica 24 Maggio 2020, 09:14

BARI - Un giallo da 500mila pillole incombe sull’Italia. In piena ecatombe sanitaria e con l’ipotesi, ventilata dalla Cina, che la clorochina, un antimalarico, avrebbe potuto prevenire e forse curare gli effetti del Coronavirus, il nostro Paese e gli Stati Uniti hanno accettato grosse donazioni del farmaco dalla Repubblica islamica del Pakistan. È stato così che sono arrivate nello Stivale (sono state distribuite anche in Puglia e Basilicata), cinquecentomila e cento compresse di Resochin (clorochina). Ora quel prodotto - non analizzato dall’Agenzia italiana del farmaco-Aifa e fabbricato da Bayer a Karachi, in uno stabilimento non ispezionato dalle Autorità europee o da quelle americane - è oggi nel mirino dei grandi media internazionali che ne paventano addirittura la possibile tossicità.

Il dono delle forze armate pakistane Tutto ha inizio il 14 aprile scorso, quando l’Aifa riscontra la donazione da parte delle Forze armate pakistane di «Resochin 250mg compresse rivestite con film» per «1.667 confezioni da 300 compresse». Il lotto donato è il n. KH06967, ha scadenza dicembre 2023. Le autorizzazioni sanitarie? Quelle pakistane: «lotto prodotto controllato e rilasciato da Officina Bayer Pakistan (Private) Limited C-21 s.i.t.e. Karachi». Il bugiardino? Soltanto in inglese e in urdu, la lingua indoiranica che si scrive da destra a sinistra e usata in quel pezzo di mondo. Tanto che l’Aifa chiede ufficialmente a Bayer di provvedere anche a una traduzione in italiano.

Due giorni dopo, il 16 aprile, Reuters, a firma Katherin Eban, pubblica un’inchiesta esclusiva che fa il giro del mondo: non soltanto l’ente governativo Usa preposto ai controlli, la Food and Drug Administration, a causa della fretta indotta dalla crisi sanitaria non avrebbe controllato a dovere né ispezionato le fabbriche, ma fonti qualificate affermano che «ci sarebbero motivi per essere preoccupati circa la qualità del Resochin e del suo produttore in India e Pakistan». E, ancora, «le autorità pakistane (la Drugs regulatory Authority; ndr), che ispezionarono l’impianto del Rescohin di Bayer a Karachi nel 2015, rilevarono “gravi carenze” nei processi produttivi. E anche se la Fda non ha mai ispezionato l’impianto di Indore, in India, che fornisce ingredienti per il Resochin, l’Agenzia Usa ha ispezionato altri impianti indiani condotti dallo stesso fornitore indiano e ha verificato serie mancanze, incluse falsificazioni dei registri, durante un’ispezione che ha abbracciato gli anni dal 2014 al 2019».

Dopo Reuters altri Media internazionali si sono occupati di questa faccenda ed è emerso pure che, come riporta Al Arabya, l’ex direttore dell’Autorità Usa per la ricerca avanzata e lo sviluppo biomedicale, Rick Bright, in qualità di whistleblower, e altri ufficiali, a maggio hanno inoltrato le loro preoccupazioni per «la qualità e potenziale tossicità» di queste scorte estere di antimalarici idrossiclorochina e clorochina direttamente all’Office of special Counsel che è l’Agenzia governativa investigativa e giudiziaria federale che, in America, lotta contro la corruzione a livello istituzionale e politico e per proteggere i dipendenti governativi e chi di loro segnala illeciti.

Le tracce in Italia si «confondono» Per capire «dove», in quali ospedali, sono state spedite queste compresse, se sono già state assunte da qualcuno e, nel caso, quali effetti hanno avuto, abbiamo bussato alle porte delle task force Covid di Puglia e di Basilicata. Infatti, documenti ufficiali in nostro possesso dimostrano che 37 confezioni, per 11.100 compresse, sono state destinate alla Puglia e che 5 confezioni (1.500 pillole) sono finite in Basilicata. Pur avendo fatto marcatura a uomo con telefonate, sms e messaggi whatsApp, allo stato attuale, nessuno degli interpellati in Puglia ha risposto alle, forse lecite, domande. Solo il capo della Protezione civile regionale, Antonio Lerario, ha spiegato che «solitamente della distribuzione delle donazioni ce ne occupiamo noi». Ma non ha poi fornito ragguagli circa i destinatari delle compresse pakistane, né circa la data in cui avrebbero preso in carico i farmaci. E il dottor Vincenzo Barile (task force lucana) ha detto che, a una prima verifica, questi farmaci non sono arrivati e che gli ospedali di Potenza e Matera non li avrebbero ricevuti.

Può darsi. Bayer Italia racconta un’altra storia. Spiega che all’Italia loro hanno donato un milione di queste compresse, la metà prodotte in Italia, a Garbagnate, e l’altra metà importate dal Pakistan. E si sono fatti carico loro stessi, a proprie spese, di distribuire i farmaci in tutte le regioni. Dove? Forse, a giorni, la risposta precisa che, chiariscono, dipende da Bayer Germania.
Circa l’impianto pakistano Bayer Italia dice di non saperne molto anche se non stupisce che non sia stato ispezionato da Ue e Usa poiché la clorochina prodotta lì è un farmaco che qui non ha mercato e, quindi, non arriva. E, infatti, anche a Garbagnate era sospesa la produzione da molto tempo.

D’altro canto, Aifa chiarisce che loro non fanno il controllo dei farmaci: «Non li controlliamo fisicamente, assolutamente no. L’approvazione arriva su carta, l’accertamento è tutto cartaceo». E la procedura ha una sua ratio giacché «le Autorità regolatorie lavorano naturalmente assieme». Quindi, è evidente, se un Paese dell’Unione europea e, a volte, anche la Fda, fa controlli e dice che va tutto bene, le altre Autorità, avendo i medesimi standard, accettano per buone le dichiarazioni. Solo che questo può valere per Unione europea e Stati Uniti ma gli standard di Islamabad, purtroppo, non sono considerati assimilabili.

Chissà se Aifa, alla luce delle informazioni che qui abbiamo ricapitolato, non accenda un «faro» su questo dono pakistano che avrebbe, teoricamente, dovuto salvare gli italiani dal Coronavirus. Intanto, ricercatori della Sorbona su Lancet hanno pubblicato uno studio secondo cui gli antimalarici idrossiclorochina e clorochina sperimentati contro l’infezione da Covid-19 (e che il presidente americano Donald Trump dice di assumere come profilassi), sembrano essere collegati ad un maggior rischio di morte tra i pazienti ricoverati in ospedale per il virus e a gravi problemi al cuore. Dubbi fatti propri ieri, pubblicamente, anche da Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco.

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