Mai nessuno avrebbe sognato di vedere una nuova versione di Raffaele Fitto: lungochiomato, con ciocche riformiste, praticamente un hippy.
«I barbieri sono chiusi da troppo, ahimè, ancora un po’ e mi spunterà il codino. Ma, nonostante tutto, mi rifiuto di far mettere mano ai capelli da non professionisti».
Se continua così la ritroveremo a farsi le canne e con l’orecchino. Un figlio dei fiori, praticamente.
«Stia tranquillo che a parte la zazzera rimango il conservatore di sempre. Tuttavia nessuno può tagliarmi i capelli se non il mio barbiere di Maglie, Antonio».
Dalla quarantena ci giungono visioni di politici dalle chiome cubiste, quando non Bauhaus o di compenetrazione futurista. Molti però rimediano con i rasoi elettrici cinesi. E con questi strumenti lei potrebbe affidarsi a sua moglie, nell’attesa che figaro riapra i battenti.
«Adriana ha già rasato i miei figli, Totò, 14 anni, che è già più alto di me, Gabriele, 13, anche lui bello altino, mentre c’è Anna, che ha quattro anni…».
E non è più alta di lei.
«Beh, e che ne dice?».
I cronisti investigativi si interrogano anche sullo studio medievale che la ospita nei collegamenti video. C’è chi ipotizza addirittura una cella monacale salentina.
«Non mi sembra così serioso, francamente. Ci sono quadri d’epoca, una applique antica, ma per fugare le supposizioni strampalate vi rivelerò la verità, che è molto semplice: si tratta della camera da pranzo di casa mia. Ho tutto qui, computer, telecamera, carte, postazione. Mi sono appropriato del luogo in cui mangiamo tutti assieme. D’altra parte, i figli hanno una stanza per ciascuno e io pure mi sono ritagliato un angoletto. Tutto in Europarlamento si svolge per via informatica adesso. Prima volavo tra Bruxelles e Strasburgo, stavo poco a Maglie in famiglia, per non parlare del rapporto con le sei regioni del collegio che mi ha eletto con oltre 87.000 voti. Perfino i weekend di rientro in Salento erano ingolfati di incontri, colloqui. Perciò posso dire che nonostante i danni causati dalla pandemia, almeno mi godo il piacere di stare in famiglia».
E mamma Leda la vede?
«La sento sempre, ovviamente. Ci sentiamo più volte al giorno anche con Felice, mio fratello ortopedico che ha due anni più di me, con mia sorella Carmela, che ne ha due in meno. Ma abbiamo deciso tutti di comune accordo di non incontrarci fisicamente per garantire maggiore tutela. Anche se mia madre vive a 200 metri da qui».
Peccato mammina. Quindi: storia d’amore vero con la consorte, che lasciò la professione di avvocato penalista per dedicarsi ai figli e a lei. Serenità tra fratelli. Questa armonia fa un certo effetto.
«La famiglia è una cosa importante. Importanti sono gli affetti. Non sarei qui senza tutto questo».
Poi sente anche Nuccio Altieri. Credo.
«No. Veramente no, non lo sento. Cos’è questa frase maliziosa?».
Così. Ipotizzavo. Si parlò di una lite accesa a Maglie con il suo ex fido, che s’è ammantato di verde Salvini.
«Non ci sono state liti. Io non sono una persona che litiga in maniera aspra. Ognuno compie le sue scelte».
Come hanno fatto il senatore leccese Roberto Marti, l’ex deputato di Martina Franca Gianfranco Chiarelli, l’ex senatore brindisino Vittorio Zizza… Pure loro fittiani di ferro passati al leghista aduso a indossare magliette con scritte.
«Bah, di tutti questi nomi, o di altri ancora, alla fine dico soltanto: buon per loro. Se hanno deciso così, sono contento per loro, ognuno si orienta come crede. Inoltre in queste settimane di clausura e di pericolo ho deciso di non fare polemiche, di evitare gli scontri. Preferisco un atteggiamento responsabile, teso alla risoluzione di questa emergenza, cioè a beneficio della comunità».
E quindi non la tange che Michele Emiliano, barba e tutto, abbia espettorato un «sono contento» nell’apprendere che lei sarebbe stato suo sfidante al governo regionale. Nella spartizione la Puglia spetterebbe al candidato di Fratelli d’Italia, lei, non alla Lega.
«Le elezioni regionali mi sembra siano l’ultimo problema in questo momento. Senza contare che si prefigura un rinvio e che il mio nome non è stato ufficializzato dal centrodestra. Tuttavia, riguardo al fatto che Emiliano gongoli se qualcuno cita Fitto come suo concorrente, rispondo che la cosa non mi fa un grande effetto. E poi le domando: lei ci crede? Crede davvero che l’ipotesi di scontrarsi con il sottoscritto lo renda tanto contento? A me viene qualche dubbio. Poi, noto che il presidente Michele Emiliano è parecchio impegnato a commuoversi, in questo periodo di coronavirus. Si commuove con una certa frequenza, devo dire».
E senza cipolle. Pure Antonio Decaro ha menato lagrimoni a manetta.
«Io preferisco la lacrima riservata, questa partecipazione sofferta».
Piangere democristianamente. E qualcuno si chiede cosa c’entri l’erede del carismatico, indimenticato presidente regionale dc Salvatore «Totò» Fitto, prematuramente scomparso in un incidente, il ragazzo cresciuto a pane e Scotti, marmellata e De Mita, con Giorgia Meloni e i postfascisti.
«Ma guardi che io non sono più giovane. Ho 50 anni, ho fatto la festa».
Ah. Ma in tutti noi resta impresso il ventenne levitato all’empireo politico nel tripudiare di voti celesti.
«Scommetto che adesso mi chiederà se gioco ancora a calcio, se impenno con la moto da cross, se faccio a botte all’uscita da scuola con i comunisti».
Francamente, vorrei.
«Se non guardasse trent’anni indietro coglierebbe una continuità evidente riguardo al mio schieramento. Sono stato sempre a centrodestra. Io come la Meloni ci opponemmo alle intese di Forza Italia con Matteo Renzi. Con Giorgia siamo stati insieme ministri e amici da sempre. Io ho scelto Fratelli d’Italia quando era sotto la soglia del tre per cento, al 2.5. Fuori da tutto, cioè. Mica adesso che è un fenomeno crescente e di determinante rilevanza politica. Quindi, decisi per convinzione, anche a costo di perderci. La Thatcher, Reagan, il pensiero conservatore sono stati anche nelle letture i miei riferimenti. E non mi risulta di avere mai fatto il voltabandiera, destra, sinistra, palla al centro».
Onorevole Raffaele, chissà che fa a casa quando i riflettori si spengono.
«Mangio poco di sera, verdure, dieta, anche se Adriana è molto brava in cucina, quando si mette: dal pane alla pizza a ciceri e tria. Faccio flessioni, tapis roulant, se non li ho fatti al mattino. Per rimettermi in sesto, per tornare a giocare al calcio entro due mesi. Medito un progetto per la fine vita legato al territorio, perché io e la Puglia siamo inscindibili. Leggo Cina di Henry Kissinger per comprendere quel paese, ascolto Ennio Morricone: rilassamento. Respiro in giardino, perché casa di mia moglie, nella quale viviamo, grazie a Dio ne è fornita. C’è anche una porta da calcio che usano i figli, non io che mi sono operato ai ginocchi destro e sinistro. Sono juventini come me, anzi, educati a esserlo, perché in casa c’è libertà su tutto ma sulla Juve non transigo».
Il mio gatto è interista, l’ho letto sul suo diario. Oppositore politico.
«Lo farò rieducare dal mio jack russel e dallo shiba inu... Mi manca il pallone, la Juve mi manca, partite, trasferte. Una sofferenza in questa tragedia».
Va bene, ma intanto si tagli i capelli da Vercingetorige, per cortesia.
«Proprio l’altra sera Conte ha detto che i parrucchieri riapriranno il primo giugno. Non si è reso conto che trattasi di un lunedì, giornata di chiusura per la categoria».