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Mittal, Intesa Sanpaolo: non ci tireremo indietro. Conte: a Taranto puntiamo su nuove tecnologie

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Mittal, Conte: a Taranto puntiamo su produzione con nuove tecnologie.

Il capo del Governo: la garanzia della produzione fino al 20 dicembre è una buona notizia

Giovedì 28 Novembre 2019, 08:15

19:28

La scadenza del 20 dicembre per trovare una soluzione con ArcelorMittal «è abbastanza per capire se c'è un percorso da fare insieme», dice il ministro allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli, anche se poi «magari sarà necessario avere un tempo un pò più lungo» per i dettagli. Per l'accordo il premier Conte ribadisce da Accra gli obiettivi del Governo: «Vogliamo che l’attività produttiva sia assicurata ma con le nuove tecnologie», poi «uno sforzo maggiore nel risanamento ambientale» e «il massimo a livello di occupazione».

Il Governo lo dice all’indomani del rinvio al 20 dicembre concesso dal Tribunale di Milano proprio perché sono state trovate le basi per una trattativa fra le parti, Governo compreso, tanto da comunicare in udienza un cronoprogramma per il riassortimento dei magazzini, per la continuità produttiva garantita per un mese dall’ad di ArcelorMittal, Lucia Morselli.

Nei contenuti però l’accordo resta da decidere: «Speriamo e contiamo che il progetto vada avanti», auspica Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, ricordando che la banca è creditrice e azionista di AM Investco con circa il 5%: "Possiamo soltanto sostenerlo, come farlo lo indicheremo quando il progetto sarà presentato», ma «siamo entrati quando sembrava necessario il passaggio dall’amministrazione straordinaria a un piano di sviluppo», la banca non si tirerà indietro.

Oggi però più di un sindacato ribadisce che indietro non si torna: «Non è accettabile nessuno ragionamento di esuberi, di modifica del piano industriale e soprattutto di quantità produttiva», dice il segretario della Cgil, Maurizio Landini: "Per noi il punto è applicare l’accordo che è stato fatto un anno fa». Non troppo diverso l’obiettivo di Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, che vede però nell’intervento pubblico ("Iri 4.0, Cassa del Mezzogiorno 4.0") il mezzo per raggiungerlo, tenendo a bada «le multinazionali che fanno il bello e cattivo tempo nel nostro Paese». Sul piede di guerra la Fiom Cgil di Genova: «se qualcuno pensa di farci pagare un solo posto di lavoro, facciamo i matti - ha detto il segretario Bruno Manganaro - Mittal deve ritirare la procedura, il governo deve rispettare l’accordo del settembre 2018».

Per Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica, «è necessario spingere sugli investimenti», ma «i soggetti di maggiore dimensione» sono quelli che «possono essere i risolutori di queste situazioni» e come sistema Paese si deve essere «estremamente attrattivi» nei loro confronti.

A Taranto intanto non si smette mai di riflettere sul siderurgico, che impegna circa 15mila lavoratori, compresi i 6mila dell’indotto: domani c'è lo sciopero del sindacato di base Usb, la manifestazione di Fridays for Future e Confindustria fa il punto dopo l’accordo sui conti dell’indotto.

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