Taranto, agguato in serata: grave un 20enne ferito all'addome
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Campagna elettorale
Ninni Perchiazzi
25 Maggio 2019
«Io sono carico a mille, non mollo di un centimetro, anche se sono stanco morto, perché ho scelto di fare il sindaco fino all’ultimo giorno, ma non avevo calcolato di fare anche il candidato sindaco». In maniche di camicia e pantaloni scuri, Antonio Decaro arringa la folla - un migliaio di persone - che venerdì sera è accorsa in piazza Umberto per il comizio finale in vista della sfida delle elezioni comunali in programma domani dalle 7 alle 23.
Il primo cittadino uscente arriva nell’ex giardino buono della città preceduto dalla banda musicale - «è solo per scaramanzia, cinque anni fa è andata bene», spiega -, accompagnato dal presidente della Regione, Michele Emiliano. Un po’ di immancabile racconto dell’esperienza di governare e delle insite difficoltà, prendendo ad esempio la riqualificazione (con annesse infinite polemiche) di via Sparano, per «spiegarvi cosa ha significato per me essere il sindaco di questa grande e meravigliosa città». «Governare significa dividere, qualcuno viene scontentato ma alla fine si deve decidere. Ed io l’ho fatto, magari anche sbagliando, ma ho avuto il coraggio di farlo, perché governare significa provare a cambiare la storia» tuona, non senza dimenticare nemici e detrattori del Sud, «quelli che dicevano sei di “Beri”. Che al Sud non siamo capaci di fare squadra. Che al Sud non si può governare senza fare compromessi con la mafia».
IL VIDEO: NON SIAMO TRIMONI
«E noi abbiamo risposto ospitando il G7 delle Finanze, l’incontro di Papa Francesco con i patriarchi delle Chiese del Mediterraneo, tanti eventi di livello internazionale - incalza -. Abbiamo sfidato la mafia a viso aperto, perché non siamo una città di vigliacchi». Ma non è tutto. «Sono gli stessi che ci chiamavano terroni, ma adesso non più, perché ci vengono a chiedere i voti», prosegue per poi rompere ogni argine.
«Saremo pure terroni ma non siamo stupidi. Ministro, siamo terroni, ma non siamo “trimoni”» urla, ricorrendo alla nota definizione barese per chiamare in causa il leader della Lega, Salvini. «La nostra è stata una storia straordinaria, la storia di una città che si è tenuta insieme, di tanti cittadini che hanno contribuito in questi anni a migliorarla. Oggi viviamo in una città migliore, più efficiente, turistica, più moderna, più europea», dice ancora. «Comunque, mancano 100 metri al traguardo, per cui mettetevi come vi dovete mettere, perché se facciamo l’ultimo sforzo, possiamo vincere al primo turno. Dobbiamo crederci», conclude.
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