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Nuova sede Regione, chiusa indagine Gdf su plafoniere d'oro: danno da 600mila€

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Nuova sede Regione, chiusa indagine Gdf su plafoniere d'oro: danno da 600mla euro

Gli approfondimenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Finanza, che su delega della Procura della Corte dei conti ha cominciato ad analizzare l’appalto

Martedì 22 Gennaio 2019, 09:20

13:35

Le modalità utilizzate per la perizia di variante che riguarda le ormai famigerate plafoniere d’oro ha comportato uno spreco ingiustificato di fondi pubblici. È l’esito degli approfondimenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Finanza, che su delega della Procura della Corte dei conti ha cominciato ad analizzare l’appalto per la nuova sede del Consiglio regionale di Bari. Per questo, negli scorsi giorni, i militari hanno trasmesso una notizia danni a carico del responsabile del procedimento, l’ingegnere Antonio Pulli, ipotizzando a suo carico un danno erariale da 600mila euro.
È un primo risultato che entra a far parte del fascicolo aperto dal procuratore Carmela De Gennaro anche sulla base degli esposti dei consiglieri regionali M5S sulla quinta perizia di variante. Nel caso delle 1.600 plafoniere a led, necessarie per sostituire i neon (non più a norma) previsti dal progetto appaltato nel 2010, il problema non risiederebbe nel costo in sé della fornitura (non i 637 euro l’una delle plafoniere Regent, ma i 341 euro effettivamente spesi per quelle prodotte dalla austriaca Zumtobel), quanto piuttosto nelle spese accessorie. Trattandosi di un appalto «a corpo» (nel quale la Regione acquista l’edificio «chiavi in mano), la legge prevede un meccanismo ben preciso per le varianti in corso d’opera, che al costo del bene (indicato dalla direzione lavori in base ai listini) somma poi le voci relative a trasporto, noli, manodopera degli operai, oneri per la sicurezza, il 15% di spese generali e l’utile d’impresa, da depurare del ribasso d’asta offerto in sede di gara dall’impresa appaltatrice (nel caso specifico, il 41,75%) e da assoggettare a Iva. È l’impresa, e non la stazione appaltante, a scegliere materialmente il modello di lampada da acquistare (purché vengano rispettate le indicazioni tecniche del committente), potendo quindi lucrare sulla differenza o anche rimetterci. L’ipotesi della Finanza è che nonostante la scelta sia caduta su un modello di plafoniera più economico rispetto a quello inizialmente identificato dalla direzione dei lavori, il ricorso a questo meccanismo di variante abbia comunque prodotto una spesa inutile, pari a circa il 50% del totale.


Queste conclusioni sono ora al vaglio della magistratura contabile, che dopo aver delegato gli approfondimenti dovrà valutare se procedere alla contestazione del danno erariale emettendo un invito a dedurre nei confronti del Rup, invito cui di norma fa seguito l’atto di citazione. Parallelamente, i militari stanno lavorando sulla delega di indagine della Procura ordinaria. Il fascicolo, affidato alla pm Savina Toscani, ipotizza la frode in pubbliche forniture. Il meccanismo resta lo stesso già descritto, ma trasposto in sede penale riguarda l’eventuale responsabilità dell’azienda appaltatrice (un’Ati formata dalle imprese all'associazione formata dalle imprese Debar, Monsud e Guastamacchia): al momento, tuttavia, non sono stati formulati addebiti specifici.
Negli scorsi mesi, a seguito degli esposti presentati dai grillini, la Finanza ha acquisito in Regione tutti i documenti relativi alle varianti, dalle relazioni del direttore dei lavori alle disposizioni di pagamento a favore dell’impresa. Gli approfondimenti sono però ancora in corso. L’appalto per la nuova sede, a botte di varianti, è passato da 39,5 a 59,5 milioni, che sommando Iva e spese accessorie arrivano a sfiorare gli 89 milioni di euro.

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