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Sanità, in 31 mila scelgono di curarsi in Puglia

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Puglia, bene i conti delle Asl ma c'è il freno alle assunzioni

Molti parti «di ritorno», ma anche cardiochirurgia ed ematologia

Martedì 09 Ottobre 2018, 15:25

BARI - I 31mila ricoveri di pazienti extra-regionali registrati in Puglia nel 2017 fanno obiettivamente meno impressione rispetto ai 58mila che costituiscono il fenomeno della mobilità passiva. Ma nonostante all’interno di quel dato ci sia un fenomeno di «ritorno a casa», di cui ora parleremo, il cui peso è difficilmente calcolabile, tra chi sceglie di farsi curare in Puglia c’è anche chi ha riconosciuto l’esistenza di sacche di eccellenza: cardiochirurgia, ematologia e - per quanto possa sembrare strano visti i numeri di chi va a farsi operare fuori - anche oncologia.
È il distillato statistico di una Puglia che funziona. La mobilità attiva sviluppa 160 milioni di euro di fatturato, che però vengono sovrastati dai 341 milioni di quella passiva e includono - tra l’altro - anche le cure prestate a circa 7mila pazienti non italiani: in un sistema universalistico l’assistenza viene garantita a tutti, anche se poi è complicato ottenerne il rimborso. E certo fa sorridere che la prestazione sanitaria più richiesta da chi non risiede in Puglia siano i parti, che a livello tecnico valgono doppio: si conteggia (e si paga) sia la dimissione del neonato che quella della madre. Ma non c’è un «venite a nascere in Puglia»: al di là di qualche evento casuale legato al turismo o all’emigrazione, si tratta di eventi riconducibili a donne che decidono di rientrare temporaneamente per partorire nella propria terra di origine.
Nel quadro della mobilità attiva è molto significativo anche l’effetto-frontiera: 6.733 dei 31mila ricoveri registrati nel 2017 riguardano cittadini della Basilicata, 4.613 della Campania e 1.432 del Molise, che sono le tre regioni confinanti. Meno scontati sono i 3.897 ricoveri registrati nel 2017 dalla Calabria, che sono per lo più relativi a prestazioni cardiologiche, protesi o comunque a interventi ortopedici. Ma lo stesso discorso vale per i cittadini abruzzesi (808) o siciliani (647). La lettura di questi dati è complessa ma una buona interpretazione può arrivare dalla presenza in Puglia di un centro di eccellenza come San Giovanni Rotondo e delle cliniche private.
La gran parte dei campani (2.569) è infatti accolta da Casa Sollievo della Sofferenza, che con 7.537 ricoveri extraregionali (si veda l’articolo in basso) si conferma, e di gran lunga, la struttura più attrattiva di Puglia: assorbe la gran parte della mobilità molisana e metà dei ricoveri dell’Abruzzo, ma riesce a intercettare anche 214 pazienti da Lazio. Seguono, staccati (molto) i Riuniti di Foggia e il Policlinico di Bari (dove c’è l’ematologia della professoressa Giorgina Specchia, l’unica ad avere un saldo di mobilità positivo), quindi il Miulli che (per posizione) è stato scelto da 1.105 lucani. Quindi la casa di cura Anthea di Bari, che fa parte del gruppo Gvm: in generale i grandi gruppi della sanità privata tendono a spostare pazienti da una regione a un’altra per saturare i tetti di spesa delle diverse specialità, oltre ad avere una forte attrattiva per determinati tipi di intervento nei confronti di regioni che risultano carenti (è ad esempio il caso della cardiochirurgia per Basilicata e Calabria). Ci sono poi il Ss. Annunziata di Taranto, il Fazzi di Lecce (che nel 2017 ha curato 98 pazienti residenti in Lombardia, probabilmente in gran parte si tratta di turisti) e il Giovanni XXIII, l’ospedale pediatrico di Bari che viene considerato centro di riferimento anche da Basilicata e Calabria.

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