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Chiudono gli sportelli
gli istituti di credito
con 300 addetti in meno

 
banca

Martedì 10 Aprile 2018, 10:36

di MASSIMO BRANCATI

Prosegue la fuga delle banche dalla Basilicata. Un’emorragia di sportelli ormai inarrestabile che s’incrocia con accorpamenti (Bancapulia e Intesa San Paolo l’ultimo della lista) e annunciati ridimensionamenti. I vertici degli istituti di credito, evidentemente, ritengono la clientela lucana non adeguata a consentire il raggiungimento dei risultati di business che si sono posti e preferiscono guardare altrove.

Una tendenza che si riflette inevitabilmente anche sull’occupazione del comparto: dal 2010 ad oggi, infatti, sono stati persi trecento posti di lavoro, passando da 1.500 dipendenti impegnati nel settore a 1.200. L’effetto della digitalizzazione dell’economia, ma non solo. «Il calo - spiega Bruno Lorenzo, segretario organizzativo regionale Fisac Cgil Basilicata - va avanti da anni  ed è progressivo. Per ogni 4 dipendenti che vengono congedati, nel sistema ne entra uno soltanto e molto spesso con contratti di stage e come lavoratori interinali (grazie anche alla modifica al sistema del lavoro dovuto ai job acts)».

Posti di lavoro in meno uguale chiusura di sportelli, 44 in tutto negli ultimi otto anni. La Carime guida gli istituti che hanno fatto fagotto con 19 filiali chiuse, seguita dal Banco di Napoli che ha deciso di cancellarne dieci. «Altre - aggiunge Lorenzo - ce ne saranno dopo l’acquisizione di Bancapulia da parte del gruppo Intesa.

I dipendenti (almeno per ora) - sottolinea il sindacalista - escono con prepensionamenti ed un fondo esuberi che li tutela, ma le preoccupazioni non mancano. Il settore si sta ridimensionando. Il calo del personale spesso invoglia il cliente ad usare sportelli telematici. È una spirale. Temiamo di perdere forza contrattuale». Ma le conseguenze, avverte Lorenzo, sono anche per l’utenza: «È un momento di passaggio delicato. Le persona anziane sono poco abituate agli sportelli automatici ed ai servizi telematici. Inoltre la scomparsa degli sportelli, causa la politica di accentramento degli stessi in ottica di riduzione dei costi - continua Lorenzo - penalizza le zone periferiche, già svantaggiate rispetto i grossi centri».

È un processo irreversibile? Lorenzo accende una luce di speranza: «Sale la domanda di consulenza, ma il processo di conversione delle risorse richiederà molto tempo.

In ogni caso - dice - riteniamo che la risposta da dare anche in considerazione degli ultimi eventi che hanno contribuito ad aumentare la sfiducia dei consumatori nei confronti delle imprese bancarie (vedasi vicende di Banca dell’Etruria, Carife, Carichieti ed in ultimo quella delle banche venete) sia da parte delle aziende non sono quella di puntare alla riduzione dei costi (che poi si riflettono sempre sulle politiche del personale con la richiesta di continui sacrifici in termini di carichi di lavoro, mobilità o giornate di solidarietà), ma di recuperare il rapporto diretto con la clientela in modo tale da consentire il rilancio del tessuto economico della regione sia per quanto riguarda le famiglie sia per quanto riguarda le imprese favorendo così il rilancio economico di una Basilicata che si sta progressivamente svuotando».

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