Il clan Sinesi/Francavilla e gli alleati garganici Li Bergolis progettarono di uccidere il boss della “Società“ Rocco Moretti, ma senza riuscire a rintracciarlo nel 2016 in uno dei pochi periodi di libertà che il settantacinquenne ha trascorso dall’89 a oggi. Lo sostiene Gianluigi Troiano, 32 anni, viestano, catturato in Spagna a gennaio 2024 dopo oltre 2 anni di latitanza, pentitosi nei mesi successivi, ex affiliato al clan Li Bergolis prima di passare coi rivali Lombardi/Ricucci/La Torre, ex gruppo Romito.
Attualmente sconta 15 anni per droga e armi; ed è sotto processo in corte d’assise per concorso nell’omicidio dell’amico e compaesano Omar Trotta ucciso a Vieste il primo pomeriggio del 27 luglio 2017. Agguato collegato alla guerra di mafia garganica tra i Li Bergolis e i loro alleati viestani Perna/Iannoli; e i rivali Lombardi/Ricucci/La Torre, ex gruppo Romito, alleati su Vieste col gruppo Raduano. Troiano è stato interrogato in videoconferenza da una località segreta nella tranche foggiana del processo “Game over” a 19 imputati tra cui Moretti, accusati a vario titolo di traffico e spaccio di droga aggravati da mafiosità (vedi scheda a fianco, ndr). Su accordo tra difensori e pm Bruna Manganelli acquisiti memoriale e interrogatorio di Troiano reso alla Dda il 28 febbraio scorso; sono seguite domande di difensori a chiarimento.
“Moretti mi ringraziò” - “In carcere nel 2019 conobbi Rocco Moretti con cui stringemmo amicizia” a dire di Troiano “e parlammo degli argomenti del Gargano. Lui mi spiegò della guerra in atto con Li Bergolis; mi ringraziò perchè l’avevo avvisato” del progetto di ucciderlo. Troiano racconta che nel 2016 insieme a Girolamo Perna (alleato dei Libergolis su Vieste ucciso nell’aprile 2019 nella guerra con Marco Raduano poi pentitosi) “andammo a Foggia a casa di Antonio Salvatore, detto Lascia lascia”, uno dei 19 imputati sotto processo a Foggia. “Sono stato a casa di Salvatore 2-3 volte per prendere auto rubate; ci fornì un paio di Peugeot 208 e una Lancia Delta da usare per uccidere Raduano, che io informai subito. Perna fu inviato a Foggia a casa di Salvatore da Enzo Miucci capo del clan Li Bergolis. Miucci disse a Perna: ‘vai là a parlare, vedi come stanno messi per l’omicidio’. Io non entrai nel discorso, fu Perna in auto a riferirmi che i Sinesi/Francavilla cui è legato Salvatore volevano uccidere Rocco Moretti; e volevano una mano dai Li Bergolis. Io in quel periodo ero ancora con i Li Bergolis, ma facevo già il doppio gioco e avvisai subito i Romito. L’omicidio doveva essere compiuto quando Rocco Moretti andava in caserma a San Giovanni Rotondo perché aveva l’obbligo di firma. Salvatore spiegò come fare questo omicidio, la strada che Moretti percorreva, la macchina che usava. Disse: ‘come siete pronti, noi vi facciamo sapere’. Poi Perna fu arrestato, ci furono una serie di problemi, il progetto non andò più a buon fine”.
Cacciatore-preda – Nelle guerre di mafia si è cacciatori e prede. Così stando al racconto di Troiano, Salvatore finì nella lista nera dei rivali. “Era in progetto il suo omicidio mentre andava in una comunità; ci andava ogni giorno con lo scooterone, lo volevano prendere durante il tragitto. Dovevano eliminarlo proprio perché si stava occupando dell’omicidio di Moretti. Il piano partì da Foggia dal gruppo Moretti che si sarebbe appoggiato ai Romito di Manfredonia. Dell’omicidio dovevano occuparsi Matteo Lombardi, Pasquale Ricucci” (quest’ultimo ucciso nel 2019 a Macchia dai Li Bergolis) “Su Salvatore c’era questo accanimento anche perché lo accusavano di aver fornito le auto per la strage del 9 agosto”, in cui fu ucciso Mario Luciano Romito e per la quale Salvatore non è mai stato sospettato, bene rimarcarlo. “Anche l’omicidio di Salvatore non fu poi fatto perché ci furono arresti sia tra i garganici sia tra i foggiani”.
Il patto sulla cocaina – Troiano si è soffermato anche sugli affari in comune tra garganici e foggiani. “Quando stavo con i Li Bergolis facevamo sul Gargano gli sbarchi di marijuana proveniente dall’Albania, una parte la davamo a uno del clan Sinesi/Libergolis. Con Perna una volta portai 2/3 chili di marijuana a Salvatore che era ai domiciliari in quel periodo: lui pagava fornendoci auto. Quando passai con il gruppo Romito, a Foggia incontravamo Rodolfo Bruno”, presunto cassiere del clan Moretti ucciso in città il 15 novembre 2018, “rifornendoci di cocaina da lui. Bruno si occupava di tutta la fase dei Moretti. Noi facevano al gruppo Moretti la cortesia di comprare la droga da loro”.
La difesa : non è credibile - Una versione quella del pentito ritenuta priva di riscontri e inverosimile nell’ottica difensiva, come emerso dalle domande poste dall’avv. Claudio Caira difensore di Salvatore. Come è possibile e credibile - argomenta il legale - che negli stessi giorni in cui Troiano partecipava all’omicidio a Vieste di Omar Trotta (si assicurò della presenza della vittima nel ristorante e informò con un sms i killer), avesse contatti con Salvatore? Per stessa ammissione in aula del pentito, si seppe subito nell’ambiente che lui aveva tradito l’amico Trotta, svelando così che aveva fatto il doppio gioco fingendo d’essere schierato coi Li Bergolis mentre era già entrato da un anno nel clan rivale Romito. Allora come può Troiano essere andato a Foggia insieme a Perna in quei giorni di fine luglio 2017 per ricevere da Salvatore una “Lancia Delta”, auto rubata nel capoluogo il pomeriggio del 27 luglio 2017, stesso giorno dell’omicidio Trotta, e fatta ritrovare a Peschici il 31 luglio? Troiano rispondendo all’avv. Caira ha escluso d’essersi recato a casa di Salvatore i quei giorni: resta il dato - replica il difensore - che la “Lancia Delta” fu rubata il 27 luglio.
















