Per 4 volte durante le indagini confessò d’aver ucciso la tabaccaia Franca Marasco per rapinarle 72 euro e 2 telefonini; ieri i giudici della corte d’assise hanno ascoltato per la prima volta Redouane Moslli, 45 anni, bracciante marocchino, detenuto da oltre 2 anni. Fu lui la tarda mattinata del 28 agosto 2023 a fare irruzione col volto coperto da una mascherina, guanti e coltello nella rivendita di tabacchi di via Marchese de Rosa 100 che la Marasco, settantantaduenne foggiana aveva riaperto da poche ore dopo le ferie: colpita da 4 fendenti, la donna morì sul colpo. Interrogatorio breve quello del presunto assassino, che fu rintracciato a Napoli dopo 6 giorni e sottoposto a fermo; su accordo tra pm, difesa e parti civili acquisite le dichiarazioni confessorie rese durante le indagini preliminari; l’imputato ha poi risposto ad alcune domande a chiarimento, confermando che la vittima era al telefono (stava parlando con la sorella) quando lui irruppe nella tabaccheria.
Con l’interrogatorio dell’imputato nella nona udienza del processo iniziato nel novembre 2024, si è chiusa l’istruttoria dibattimentale. Si torna in aula a fine novembre per eventuali richieste di nuove prove; nelle successive udienze requisitoria del pm; e arringhe dell’avv. Giulio Treggiari costituito parte civile per i familiari della vittima; e del difensore, avv. Benedetto Maria Scippa. Considerate confessioni e prove a carico (Mossli fu filmato dalle telecamere durante la fuga), la condanna è scontata, tutto ruota sulla pena da infliggere. Le accuse contestate - concorso anomalo in omicidio aggravato dal nesso teleologico, e rapina aggravata dai motivi abietti e futili per la modestia del bottino - prevedono l’ergastolo. La difesa punta a ridurre la pena, mettendo sul piatto confessione e comportamento processuale del presunto omicida.
Stando al racconto di Mossli, fu l’anziano Vittorino Checchia di Castelluccio Valmaggiore da lui conosciuto a Foggia nei mesi precedenti a indicargli la tabaccheria da rapinare (“conosceva benissimo il posto”); a spartire con lui il bottino; ad aiutarlo a cambiarsi i vestiti durante la fuga; a consigliargli d’andar via da Foggia. Accuse che Checchia non può più confutare: arrestato il 14 settembre 2024 sulla scorta della chiamata in correità di Moslli, l’anziano foggiano morì in ospedale il 15 giugno 2024, dov’era piantonato in quanto trasferito dal carcere nei giorni precedenti per una grave patologia. Checchia ha sempre respinto le accuse di essere complice dell’omicidio.
A dire di Moslli non voleva uccidere la Marasco; le 4 coltellate (due quelle letali a fegato e aorta) sarebbero state conseguenza della vittima di opporsi all’aggressore. Versione ritenuta inverosimile dal gip che interrogò il bracciante all’indomani del fermo e dispose la custodia cautelare in carcere. Anche le modalità dell’omicidio saranno uno dei punti centrali di requisitoria e arringhe.