La sua versione, che parlava di un gesto accidentale, non aveva convinto gli investigatori già nell’imminenza del fatto, ma ora, dopo cinque mesi, con gli esiti dell’autopsia, le intercettazioni e qualche testimonianze gli inquirenti sono convinti che Soccorsa Marino, 30enne di San Severo abbia voluto uccidere con una coltellata all’addome il suo compagno e convivente, Mario La Pietra. Per questo, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare, la donna è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla convivenza.
I fatti risalgono alla sera del 5 marzo scorso nell’abitazione al piano terra nel centro storico a San Severo, dove i due convivevano insieme con i loro due figli piccolissimi. Secondo il racconto della giovane, ribadito in vari interrogatori, la tragedia si è consumata intorno alle 20.00 mentre lei stava preparando la cena, al rientro a casa dell’uomo. Lei aveva il bambino più piccolo di un anno in braccio mentre con l’altra mano impugnava un coltello da cucina con il quale stava affettando le cipolle.
L’uomo l’avrebbe strattonata, le avrebbe tirato i capelli e la donna, nel tentativo di proteggere il piccolo e di non farlo cadere, nel divincolarsi avrebbe ferito l’uomo all’addome. La Pietra non morì subito, ma dopo il ricovero in ospedale. Sempre secondo il racconto della giovane qualche ora prima tra loro c'era stata una discussione.
Dal carcere, dove si trova dal 17 settembre scorso, tramite il suo avvocato, Rosario Antonio De Cesare, la donna continua a dirsi innocente, sostenendo di essersi difesa e che la coltellata era stata accidentale. Versione che, stando al suo legale, l’avvocato Rosario Antonio De Cesare, ha fornito nell’immediatezza del fatto ai carabinieri intervenuti nell’abitazione, ribadita cinque giorni più tardi (il 10 marzo) al Gip che la interrogò e sostenuta anche durante l'interrogatorio di garanzia dopo l’arresto di due settimane fa.
Gli investigatori e la procura però, non le hanno creduto. A far scattare l’arresto, stando a quanto si apprende dal legale difensore, sarebbero stati alcuni elementi, tra cui gli esiti della perizia autoptica, alcune intercettazioni eseguite nei giorni seguenti l’accaduto e le testimonianze dei familiari della vittima, che avrebbero raccontato di frequenti litigi nella coppia. Dal 5 marzo la donna con i suoi due figli ha vissuto a casa dei suoi genitori, a cui ora i piccoli sono affidati dal Tribunale dei Minori, come spiegato dal legale. «Ho chiesto al tribunale del Riesame la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari anche perchè non si configura la possibilità di reiterazione del reato», ha sottolineato il legale. (
















