Sabato 06 Settembre 2025 | 12:50

Le mani della criminalità sul Foggia Calcio: ecco perché l’indagine passò alla Dda

 
Redazione Capitanata

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Le mani della criminalità sul Foggia Calcio: ecco perché l’indagine passò alla Dda

La richiesta dei pm racchiusa in 437 pagine: l'aggravante mafiosa sintetizzata in cinque punti

Sabato 07 Giugno 2025, 11:51

“Questa indagine nasce dall’esplosione di alcuni colpi d’arma da fuoco il 18 giugno 2023 davanti allo stadio Zaccheria contro l’auto di Davide Di Pasquale capitano del Foggia. Il tutto mentre vittima, intera squadra e dirigenza erano in trasferta” a Lecco per lo spareggio per la serie B perso con la squadra lombarda. “Un insieme di ragioni facevano ritenere che il gesto intimidatorio potesse avere origine nei rapporti turbinosi tra la società sportiva Foggia calcio e parte della tifoseria. Da ciò l’autorizzazione del gip di Foggia su richiesta della locale Procura a una serie di intercettazioni sui vertici della società e alcuni esponenti della tifoseria organizzata e militante”.

Comincia così la richiesta dei pm Bruna Manganelli della Dda e Enrico Infante della Procura dauna racchiusa in 437 pagine inviata al gip, che il 19 maggio concordando con la tesi accusatoria ha disposto l’arresto di 4 foggiani: Marco Lombardi, Massimiliano Russo, Fabio Delli Carri, Danilo Mustaccioli. Sono accusati a vario titolo di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del presidente Nicola Canonico per costringerlo a cedere la società e di 5 avvertimenti: fucilate contro l’auto di Di Pasquale; un chilo di esplosivo accanto alla macchina di Emanuele Canonico, figlio di Nicola e vice presidente del club rossonero; gli incendi e i tentativi di incendio delle auto di un capo ultras Antonello D’Ascanio e 2 dirigenti del Foggia calcio, Giuseppe Severo segretario generale e Vincenzo Milillo, direttore generale. Nell’indagine coinvolto anche un minore che avrebbe avuto un ruolo nei tre roghi.

“Ben presto le indagini permisero di acclarare alcuni esiti provvisori, perché non ancora risolutivi, ma assai rilevanti” sostengono i pm che li elencano in 5 punti. Punto 1: “Alcuni esponenti dei vertici della società sportiva nel recente passato avevano subìto agguati e atti intimidatori che si aveva ragione di ritenere scaturire dalla medesima dinamica” delle fucilate contro l’auto del capitano rossonero.

Punto 2: “La dirigenza del Foggia calcio attraversa un assai difficile momento, non riuscendo a attrarre nuovi giocatori, allenatori, e in generale atleti nel capoluogo, e tanto per il clima burrascoso, a tratti violento, che caratterizzava il rapporto con alcune frange della tifoseria. Questa difficoltà aveva comportato in alcuni casi il sopravvenuto disinteresse di potenziali acquirenti, una volta presa consapevolezza delle difficoltà poste dalla piazza dauna”.

Punto 3: “La dirigenza della società riteneva che l’insieme di gesti minatori, tra cui le fucilate del 18 giugno 2023, si iscrivesse in una logica intimidatoria in cui un’associazione a delinquere avesse interesse a incidere sino al punto da indurre il gruppo di controllo del Foggia calcio a cedere il passo ad altre compagini imprenditoriali”. Punto 4: “in più occasioni gli organi apicali del Foggia calcio avevano ritenuto di instaurare ottimi rapporti con esponenti vicini alla malavita locale, ad esempio facendo loro gestire in nero il bar interno allo stadio per conseguire un pacifico modus vivendi”.

Punto 5: “L’episodio criminoso del 18 giugno 2023, che ha costituito il punto di innesco delle indagini, si ricollegava alla fine di un precedente buon rapporto tra la società sportiva e Marco Lombardi, noto pregiudicato locale, esponenti del tifo organizzato dauno, soggetto vicino a una delle più note compagini della criminalità organizzata foggiana, quella dei Francavilla/Sinesi. Lombardi una volta visto venir meno il ruolo di prossimità che aveva col Foggia calcio, tramite il suo entourage reagiva con gli agguati intimidatori in una logica al contempo ritorsiva ed estorsiva verso la società sportiva. Logica che assumeva una assai pronunziata valenza intimidatoria stante la prossimità di Lombardi alla criminalità organizzata, e le politiche di buon vicinato già sperimentate in passato da almeno una parte della dirigenza della società sportiva”.

Di fronte a questo quadro investigativo ipotizzando il ricorso al metodo mafioso, l’inchiesta passò dalla Procura di Foggia alla Dda di Bari. “Le indagini proseguirono, avendo modo di registrare che il gruppo Lombardi proseguiva nella sua attività intimidatoria e estorsiva nei confronti del Foggia calcio”. Il riferimento è all’esplosivo davanti l’auto del figlio di Canonico a Modugno il 9 gennaio 2024; agli incendi appiccati e/o tentati di tre auto il 14, 15 e 16 marzo successivi. “Durante le indagini” concludono i pm “sono emersi alcuni personaggi, figure istrioniche e/o particolari che qualora dovessero attecchire e/o assicurarsi uno spazio di manovra con i vertici societari, finirebbero per favorire possibili infiltrazioni mafiose nel club rossonero. Una delle personalità altamente compromettenti è sicuramente Lombardi che da tempo ambisce a un ruolo all’interno della società sportiva per soddisfare i propri scopi illeciti. E che ancora oggi” (la richiesta d’arresto è del dicembre scorso) “si rende fautore e/o promotore di una serie incessante di condotte illegale finalizzare a costringere Canonico ad abbandonare la società calcistica”.

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