FOGGIA - Quattro condanne a 16 anni e 4 mesi complessivi nel processo ai componenti di un nucleo familiare - padre, due figli, un nuora - accusati a vario titolo di usura e tentata estorsione a un giovane che a fronte di un prestito di mille euro per pagare lo spacciatore di cocaina, ne avrebbe dovuti versare 7mila per saldare i conti. Il gup Rita Benigno nel processo abbreviato che ha comportato riduzioni di un terzo delle pene ha inflitto 6 anni a Alessio Marino, ventiduenne, l’imputato principale dell’inchiesta accusato di usura e tentata estorsione: è detenuto in carcere sia per questa vicenda sia per l’omicidio del cognato. Inflitti 5 anni al padre Domenico Marino, cinquantunenne, detenuto ai domiciliari; 2 anni e 8 mesi sia al fratello Francesco Marino, trentenne, pure ai domiciliari, sia a Luigia Grassano ventiquattrenne, compagna di Alessio, che è a piede libero. Domenico e Francesco Marino e la Grassano rispondono di usura.
Il processo dopo una serie di rinvii si è chiuso in un’udienza. Il pm Rosa Pensa aveva chiesto 4 condanne: 5 anni e 4 mesi per Alessio Marino; 4 anni e 3 mesi a testa per padre e fratello; 3 anni e 3 mesi per la donna. Gli avv. Luigi Marinelli (per Alessio Marino e la compagna) e Roberto Loizzo (per padre e figlio) sollecitavano l’assoluzione, e in subordine la derubricazione del reato in violenza privata o minaccia con condanna al minimo della pena.
I 4 foggiani furono arrestati dalla Polizia il 18 dicembre 2023 su ordinanze cautelari; il gip dispose il carcere per i 3 uomini e i domiciliari per la donna; a Alessio Marino il provvedimento restrittivo fu notificato in cella perché era stato arrestato due mesi prima, il 29 ottobre, per l’omicidio del cognato Alessandro Ronzullo ucciso in città il 26 ottobre precedente; in primo grado lo scorso settembre gli sono stati inflitti 17 anni e 4 mesi, il giovane respinge le accuse che poggiano essenzialmente sulle dichiarazioni della compagna Luigia Grassano che inizialmente raccontò d’averlo visto sparare al cognato e poi ritrattò.
All’origine dell’indagine per usura sfociata ora nelle 4 condanne di primo grado, c’è la denuncia sporta in Questura a novembre 2023 dal debitore. “Circa anno fa” raccontò la parte offesa “chiesi un prestito di mille euro a Alessio Marino per saldare un debito di droga che avevo con un’altra persona. Iniziai a pagare il mio debito corrispondendo con cadenza quasi settimanale 200 euro, ma ogni volta Alessio diceva che pretendeva interessi settimanali di 500 euro sino a un ammontare complessivo di 7mila euro; e questo nonostante avessi estinto il debito di mille euro. Il giorno prima d’essere arrestato per l’omicidio del cognato, Alessio venne a casa mia insieme al padre Domenico a pretendere la somma che a loro dire dovevo ancora versare: lui sapeva di dover essere arrestato per cui il denaro dovevo darlo al padre”.
Una volta arrestato Alessio Marino per l’omicidio, nelle pretese di soldi sarebbero subentrati il padre Domenico e il fratello Francesco Marino. “Da quando è stato arrestato Alessio” il racconto del debitore “quotidianamente il padre mi telefona o si presenta a casa mia, chiedendo i soldi e minacciandomi: ‘ti ammazzo se non paghi, ti faccio fare la stessa fine di Ronzullo, sparo a te e tuo padre’”. Quanto alla Grassano, la parte offesa sostenne che “mi telefona per dirmi che se non do almeno 2mila dei 7mila euro mi fa fatto passare i guai”.
Ricostruzione contestata dai 4 imputati quando furono interrogati dal gip all’indomani degli arresti. Alessio Marino sostenne d’aver prestato i mille euro senza riceverli indietro, negando sia pretese di tassi usurari sia minacce; padre e fratello riferirono d’aver chiesto al debitore di restituire i 400 euro che aveva avuto dalla Grassano, e il genitore escluse di aver mai minacciato di morte la parte offesa; la Grassano riferì di non essere a conoscenza del prestito erogato dal compagno, spiegando d’aver prestato lei 400 euro al debitore che si era impegnato a restituirli in tempi rapidi: non lo fece e lei gli chiese la restituzione della somma.
















