Sabato 06 Settembre 2025 | 13:03

Intrecci mafioso-politici a Manfredonia, svolta nell'inchiesta «Giù le Mani»

 
Intrecci mafioso-politici a Manfredonia, svolta nell'inchiesta «Giù le Mani»

L’inchiesta della Guardia di Finanza sfociò nel blitz del 9 marzo scorso quando furono eseguite 7 ordinanze cautelari del gip: 2 in carcere, 3 ai domiciliari, 1 divieto di dimora, 1 sospensione dal servizio

Mercoledì 21 Agosto 2024, 09:17

MANFREDONIA - Inizierà il 6 settembre davanti al gup Marialuisa Bencivenga del Tribunale di Foggia l’udienza preliminare dell’inchiesta “Giù le mani” nei confronti di 9 manfredoniani - ex sindaco, ex assessore, ex segretario generale del Comune, 2 esponenti della famiglia Romito coinvolta nella guerra di mafia garganica, imprenditori, ex dipendenti dell’Ase l’azienda per il servizio rifiuti - di cui la Procura chiede il rinvio a giudizio accusandoli a vario titolo di 14 capi d’imputazione: 4 concussioni, di cui 1 tentata; 3 peculati; corruzione elettorale/voto di scambio; corruzione; stalking; falso; lesioni; e 2 episodi di violenza privata, di cui 1 tentata.

L’inchiesta della Guardia di Finanza sfociò nel blitz del 9 marzo scorso quando furono eseguite 7 ordinanze cautelari del gip: 2 in carcere, 3 ai domiciliari, 1 divieto di dimora, 1 sospensione dal servizio. Cinque i filoni di indagine: il presunto voto di scambio con la richiesta dei Rotice a Romito di appoggio elettorale in occasione delle elezioni amministrative del 2021; le pressioni dello stesso Romito e di un ex assessore su dirigenti e dipendenti comunali per evitare, inutilmente, lo smontaggio di una struttura ritenuta abusiva del ristorante “Guarda che luna” di Romito; il falso di cui avrebbe beneficiato Grazia Romito, sorella di Michele, per poter gestire un’agenzia di pompe funebri; le minacce/concussioni di Michele Fatone (accusato con il figlio anche di un pestaggio) già dipendente Ase nei confronti di colleghi e manager dell’azienda; la presunta corruzione che vede coinvolti l’ex segretario comunale e l’ex assessore.

I pm Roberto Galli e Giuseppe Mongelli chiedono al gup di mandare a processo l’ex sindaco Gianni Rotice, 57 anni, imprenditore edile e il fratello Michele Rotice, 64 anni, anche lui costruttore, imputati di corruzione elettorale; Michele Romito, 61 anni, imprenditore, imputato di corruzione elettorale in concorso con i Rotice, e di tentata concussione in concorso con l’ex assessore Salvemini; l’avvocato Angelo Salvemini, 43 anni, ex assessore comunale, imputato di tentata concussione in concorso con Michele Romito, di falso in concorso con Grazia Romito, e di corruzione in concorso con l’ex segretario comunale Giuliana Galantino; Grazia Romito, 53 anni, sorella di Michele, imputata di falso in concorso con Salvemini; Michele Fatone, 63 anni, ex dipendente Ase, che risponde di 3 concussioni, altrettanti peculati, lesioni, stalking, violenza privata e tentata violenza privata ai danni di colleghi e manager dell’azienda per la raccolta rifiuti; il figlio Raffaele Fatone, 32 anni, anche lui impiegato Ase, imputato di lesioni e violenza privata in concorso con il padre; Giuliana Maria Galantino, 65 anni, di Lucera, ex segretario comunale, imputata di corruzione in concorso con Salvemini; e Luigi Rotolo, 48 anni, di Foggia, imputato di falso in concorso con Grazia Romito e Salvemini.

I 9 indagati si dicono innocenti: sono difesi dagli avvocati Gianluca Ursitti, Giulio Treggiari, Matteo Ciociola, Francesco Santangelo, Pietro Schiavone, Raul Pellegrini, Michele Arena, Anna Chiara D’Atti, Antonella Santamaria. Michele Fatone è ai domiciliari; il figlio Raffaele, Michele Romito e l’avv. Salvemini hanno il divieto di avvicinare le persone offese. Rispetto all’avviso di conclusione delle indagini notificato lo scorso 18 giugno, atto che preludeva alla richiesta di rinvio a giudizio, è stata stralciata la posizione di un manfredoniano dipendente Ase con una posizione marginale e che risultava indagato per un episodio di peculato in concorso con Michele Fatone. Al momento pur prendendo atto del del riserbo dei difensori, appare remota l’ipotesi che i 9 imputati (o per lo meno la gran parte) possano chiedere il giudizio abbreviato, cioè di essere giudicati dallo stesso gup in base agli atti d’indagine. Interesse della difesa è, se le richieste di rinvio a giudizio dei pm dovesse essere accolte dal gup, andare al processo in aula con una lunga sfilza di testimoni da interrogare per replicare alla tesi accusatoria che poggia su dichiarazioni di testi, parti offese (12 quelle individuate dai pm) e numerose intercettazioni.

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